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Cronaca

Chi è il brianzolo della "banda del cavo": intanto si stringe il cerchio sul terzo complice

Il secondo complice di Baiocco si è consegnato nella notte tra sabato e domenica

Si sta stringendo il cerchio attorno al terzo componente della "Banda del cavo": i tre ragazzi che nella notte tra il 3 e il 4 gennaio hanno teso un filo d'acciaio in viale Toscana a Milano. Come riferisce MilanoToday gli inquirenti e investigatori sono sulle tracce del terzo giovane, dopo che nella notte tra sabato e domenica è stato fermato Michele Di Rosa, 18 anni, complice di Alex Baiocco.

Il giovane si è presentato attorno a mezzanotte in questura a Monza insieme al suo avvocato; è stato accompagnato nel carcere di Monza e deve rispondere, come Baiocco, di blocco stradale aggravato, dopo che è caduta l'accusa di strage e attentato alla sicurezza dei trasporti.

Baiocco, durante l'interrogatorio di garanzia, ha ripercorso quanto accaduto quella sera. "Quella sera ero a casa, un po’ triste, con l’umore basso. Quando è arrivato il mio amico, ho pensato che uscire mi avrebbe fatto bene. In quel momento eravamo molto scherzosi, continuavamo a ridere, io ho ritenuto di seguire il gruppo. Era un gioco senza regole, non c’era un’altezza prestabilita alla quale intendevamo mettere il cavo, in generale non c’è stata una programmazione della cosa, ma solo 'prendi il cavo e tiralo'".

I tre, più nel dettaglio, avrebbero rubato il cavo d'acciaio in un cantiere. "Abbiamo iniziato a giocare per fare il salto della corda. Eravamo ubriachi. A qualcuno, non mi ricordo a chi, è venuta questa idea stupida di legare la corda da un lato all’altro della strada. L’idea era di capire quanto fosse lungo il cavo, non di bloccare la strada. Quindi, Michele ed Ema hanno legato il filo di acciaio a un palo della segnaletica stradale, io l’ho stirato e legato malamente ad un albero".

Solo davanti ai carabinieri Baiocco si sarebbe reso conto della gravità del gesto. Poco prima un testimone, Nicola Ricciardelli, li ha visti da una finestra e ha chiamato il 112. "Ci siamo spaventati e siamo corsi via. Michele mi diceva di tornare indietro per togliere il cavo e io ho appoggiato la sua idea. Abbiamo sentito un boato, un’auto era passata danneggiandosi contro il cavo, che si è rotto. L’automobilista si è fermato, tornando indietro per recuperare i pezzi. Sono pentito perché avrei dovuto soccorrerlo"

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