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Cronaca Seregno

Frode per oltre 172 milioni di euro: la base in Brianza

L'operazione della guardia di finanza

172 milioni di fatture false, 71 aziende coinvolte di cui 58 italiane (39 con sede in Lombardia) 10 società comunitarie (Repubblica Ceca e Ungheria) e 3 soggetti giuridici ubicati fuori dal territorio dell'Unione Euopea. Questi i numeri della presunta maxi frode fiscale scoperta dalla guardia di finanza di Monza. 

Dalle prime ore di questa mattina, martedì 29 marzo, le fiamme gialle del comando provinciale brianzolo, coordinati dalla Procura della Repubblica di Monza, stanno eseguendo in Lombardia e in Piemonte (con il supporto di altri reparti del corpo e della Sezione aerea di Varese), da ordinanze disposte dal gip del tribunale di Monza, l'applicazione delle misure cautelari di 12 arresti in carcere nei confronti di persone gravemente indiziate a vario titolo di associazione a delinquere aggravata dalla transnazionalità, emissione ed utilizzo di fatture false, appropriazione indebita, riciclaggio ed autoriciclaggio dei relativi proventi illeciti. In esecuzione anche un provvedimento, emesso dalla stessa Autorità Giudiziaria, di sequestro preventivo di denaro e beni per circa 57 milioni euro, corrispondenti all’imposta che sarebbe stata evasa ed ai presunti profitti illeciti riciclati - autoriciclati dagli indagati.

Le indagini sono state sviluppate dai finanzieri della compagnia di Seregno con ordini investigativi europei. L'operazione è partita da una verifica fiscale nei confronti di una ditta individuale brianzola operante nel settore del recupero per il riciclaggio di cascami e rottami metallici. Durante le verifiche è emerso che c'erano anomalie contabili e finanziarie. I finanzieri riferiscono che queste anomalie "erano avvalorate da una serie di segnalazioni di operazioni sospette generate dal sistema finanziario antiriciclaggio, a carico del titolare dell’impresa con la complicità di alcuni componenti del nucleo familiare, anche mediante il ricorso ad operazioni di addebito verso l’estero a favore di soggetti di diritto cinese".

Le successive indagini delegate dalla Procura della Repubblica di Monza, durate oltre 2 anni e sviluppatesi anche attraverso l’esecuzione di perquisizioni nei confronti di 123 obiettivi fra persone fisiche e giuridiche, di cui 107 in Italia e 16 all’estero (Bulgaria, Repubblica Ceca, Polonia, Slovenia, Spagna e Ungheria) a mezzo di un apposito “centro di coordinamento” dell’operazione tra le autorità giudiziarie italiana ed estere in ambito Eurojust all’Aia,  hanno consentito di ricostruire, sulla base degli elementi raccolti, un sofisticato sistema di frode fiscale che sarebbe stato perpetrato ininterrottamente tra il 2013 e il 2019 – nel settore del commercio dei metalli ferrosi – da un sodalizio criminale con centro direzionale in Brianza, mediante il ricorso a false fatturazioni emesse ed utilizzate secondo uno schema collaudato che, al fine di eludere il concomitante evolversi della normativa antiriciclaggio, si è evoluto nel corso degli anni. 

Il sistema fraudolento, secondo la ricostruzione fornita dai finanzieri, sarebbe stato articolato con sistematiche emissioni di fatture per operazioni inesistenti da parte di imprese italiane fittizie appositamente costituite e ad essi riconducibili, saldate (dai “clienti” utilizzatori delle fatture) con pagamenti diretti ai conti correnti intestati alle stesse società “fantoccio”; contestuali ordini di bonifico degli importi ricevuti, eventualmente mediante l’intermediazione di un’ulteriore società “filtro”, verso imprese estere (in parte residenti nella Repubblica Popolare Cinese e per la parte più cospicua delle movimentazioni ad un soggetto giuridico “collettore” della Repubblica Ceca) riconducibili agli stessi ovvero altri partecipi al disegno criminale; prelevamenti in contanti dai conti esteri e successivo trasporto per il rientro in Italia, mediante corrieri, delle provviste di denaro, per la successiva retrocessione agli utilizzatori finali delle fatture false, al netto della “commissione” per l’illecito servizio di “schermo fiscale” reso (pari al 2% di ciascuna transazione) costituente la remunerazione del rottamaio brianzolo e dei suoi familiari per complessivi 1,1 milioni di euro.

A conferma del meccanismo di frode, nel corso delle indagini sono stati altresì individuati e monitorati alcuni “spalloni” (operanti con un organizzato sistema di staffetta tra la Repubblica Ceca e l’Italia, con cadenza pressoché bisettimanale e consegna delle ingenti quantità di denaro contante in territorio austriaco), che in un’occasione sono stati intercettati in entrata del territorio nazionale nei pressi del valico di Ugovizza (UD), con conseguente sequestro preventivo di denaro contante per 245.000 euro, rinvenuto occultato in un’autovettura con targa ceca con a bordo due corrieri di valuta appartenenti al sodalizio criminale.

Mediante tali condotte, gli imprenditori che si sono assiduamente avvalsi delle fatture per operazioni inesistenti, oltre ad aver ottenuto un indebito risparmio d’imposta derivante dall’abbattimento della base imponibile mediante la contabilizzazione di costi fittizi, avrebbero autoriciclato denaro per oltre 41 milioni di euro complessivi. "In questo modo - riferiscono i finanzieri - si sarebbero appropriati indebitamente di disponibilità economiche delle proprie aziende con relative ricadute su soci e creditori, creando riserve occulte anche in Paesi esteri".

Per le condotte illecite al vaglio della competente autorità giudiziaria, sulla base del principio di presunzione di innocenza, la colpevolezza delle persone sottoposte ad indagine sarà definitivamente accertata solo dove intervenga sentenza irrevocabile di condanna, a cui seguirebbe obbligatoriamente la confisca del profitto dei reati allo stato accertati.

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