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Il monzese che parte per l'Ucraina per portare sorrisi e aiuti ai bambini nei villaggi

L'obiettivo riaccendere i riflettori sulla guerra e sui bisogni dei civili

Quando a marzo sono arrivati i primi profughi ucraini a Monza anche lui ha voluto fare la sua parte. Non potendo accogliere in casa chi scappava dalle bombe ha deciso di mettere in piedi una macchina della solidarietà che non si è mai fermata. E per questa estate ha deciso di dedicare quella settimana di vacanza che è riuscito a ritagliarsi per andare in Ucraina. Nello zaino macchina fotografica e videocamera per raccontare dal vivo che la guerra non è finita malgrado i riflettori dei media si siano spostati altrove.

Partenza a Ferragosto

Questa la scelta di una "vacanza controcorrente" del monzese Natyan Gayatri, a capo dello studio di scienze olistiche Gayatri di Monza a San Rocco. Lunedì, giorno di Ferragosto, insieme alla collega Surya partirà con destinazione Ucraina. Lì rimarrà cinque giorni e accompagnato da persone del posto di fiducia (conosciute in questi mesi grazie alla catena di solidarietà che ha messo in piedi) andrà negli orfanatrofi e in alcuni villaggi.

Natyan Gayatri (a destra) con Sasha uno dei volontari che ogni settimana trasporta cibo gli aiuti in Ucraina

Natyan Sasha-2

"Sono felice ed emozionato per questa nuova avventura organizzata nelle ultime settimane - racconta Natyan Gayatri a MonzaToday -. Purtroppo la guerra in Ucraina è diventata una sorta di 'normalità' nella nostra vita di tutti i giorni. Ma non deve essere così". Lo sa bene Natyan che dal mese di marzo non ha mai interrotto la raccolta di cibo e medicine da inviare ai civili che vivono il dramma delle guerra. La sua scuola trasformata in magazzino, e il contatto (poi diventato amicizia) con alcuni ucraini che ogni settimana portano in Patria il carico di beni di prima necessità che il monzese raccoglie. Ma adesso Natyan ha deciso di andare oltre: di raccontare (come fa da anni con la sua telecamera) quello che vede durante le vacanze di volontariato, come faceva quando andava in India. "Ma soprattutto di ricordare a chi può che l'emergenza non è finita. C'è ancora bisogno di cibo e di medicine", ribadisce. 

"Al pericolo sono abituato"

Natyan in questi giorni sta finendo di preparare la valigia. "Lo so che non sarà facile. Ci sono pericoli, così come quando andavo in Asia. Al rischio e al pericolo ci sono abituato. Ma penso che sia importante aiutare concretamente quelle persone. Nei villaggi sono rimasti solo i bambini, le donne e gli uomini con più di 60 anni. Tutti gli altri sono al fronte". E quelle persone hanno bisogno di aiuto. Nei giorni scorsi la partenza dell'ultimo carico di agosto dal centro olistico di via Monte Santo verso l'Ucraina. "Quando sarò lì utilizzerò i fondi raccolti tra amici e conoscenti per acquistare in loco i beni di prima necessità, aiutando così anche l'economia locale. Poi potrò finalmente conoscere dal vivo i bimbi di quell'orfanatrofio che da mesi stiamo aiutando". 

"Hanno ancora bisogno di aiuti"

Mentre la guerra non deve essere vista come "quotidianità", per Natyan questo viaggio è una sorta di ritorno alla "normalità". "Da quando è iniziata l'emergenza sanitaria ho sofferto tantissimo l'impossibilità di poter tornare a fare volontariato in India - conclude -. Ho cercato, comunque, di fare la mia parte. Adesso torno finalmente in campo a dare concretamente il mio contributo. Questa volta testimone, attraverso la videocamera, dei bisogni di quelle persone che, a distanza di sei mesi dall'inizio del conflitto continuano ad avere bisogno di tutto". 

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