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Arresti

'Ndrangheta nelle aziende milanesi e brianzole: 9 arresti e 15 mln sequestrati

Gli indagati sono accusati di reati tributari e autoriciclaggio

Nove arresti, sei misure interdittive e quindici milioni di euro sequestrati. Questo l'esito di un'operazione anti 'ndrangheta nel Milanese, condotta dalla guardia di finanza di Pavia e coordinata dalla pm Sara Ombra della Direzione distrettuale antimafia della Procura di Milano.

Il boss delle pizzerie

Al centro dell'inchiesta delle fiamme gialle una galassia di società che gravitavano attorno agli interessi di Giuseppe Carvelli, già arrestato a fine 2019 e vicino alle cosche dei Mancuso di Limbadi (Vv) e dei Pesce di Rosarno (Rc). Considerato uno dei principali indagati, era finito in manette insieme ad altre otto persone alla fine del 2019, sempre grazie all'intervento della Dda di Milano, che all'epoca l'aveva indagato per aver riciclato i guadagni ottenuti col narcotraffico investendolo nella catena di pizzerie Tourlè del Milanese, di cui era socio occulto. Tra i ristoranti sequestrati all'epoca, quelli con sede a Cinisello Balsamo, Sesto San Giovanni e Cologno Monzese (Milano).

Eseguendo i provvedimenti emessi dal Gip di Milano, giovedì 4 maggio i militari sono intervenuti nel capoluogo lombardo, ma anche a Monza-Brianza e Crotone per arrestare nove italiani considerati membri del gruppo criminale che riciclava denaro sporco. Tra loro anche i rappresentanti legali e di fatto di molte delle aziende coinvolte e due professionisti. Sei di loro sono finiti in carcere e tre ai domiciliari. Ad altre sei persone, inoltre, è stato vietato temporaneamente di esercitare e ricoprire ruoli direttivi nelle imprese. 15,7, invece, i milioni di euro sequestrati anche sotto forma di contanti, conti bancari e immobili. La cifra era stata ottenuta evadendo il fisco con fatture false di oltre 43 milioni di euro, emesse dalle società indagate.

Gli investigatori hanno in una prima fase delineato la struttura e individuato i partecipanti all'associazione criminale, accusata di diversi reati tributari, che aveva a capo un imprenditore attivo nell'hinterland nord di Milano e legato a Giuseppe Carvelli (indagato in un precedente filone dell'indagine), il quale agiva con l'aiuto di alcuni familiari e a stretto contatto con un noto commercialista milanese pluripregiudicato. In una seconda fase, è stata scoperta la rete di numerose società riconducibili agli indagati, perlopiù del settore servizi e manodopera, e con al vertice prestanome. Queste aziende rimanevano aperte pochi anni emettendo fatture per operazioni del tutto o in parte inesistenti, per poi essere chiuse o messe in liquidazione. Quindici in tutto le persone indagate a vario titolo per autoriciclaggio e associazione a delinquere finalizzata a commettere reati tributari.

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