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Manifestazioni in piazza / Centro Storico / Largo Giuseppe Mazzini

Monza si mobilita contro la guerra: un presidio pacifista in piazza

Appuntamento il 23 febbraio con la manifestazione organizzata da Cub, Usb, Osservatorio antimafie Peppino Impastato

Monza si mobilita e dice no alla guerra. Non solo con le parole, ma con un presidio in piazza. Ad organizzarlo - per il 23 febbraio – sono Cub, Usb e l’Osservatorio antimafie Peppino Impastato. L’appuntamento è per il 23 febbraio in largo Mazzini, dalle 17 alle 19. Un presidio pacifista e antifascista al fianco delle popolazioni messe in ginocchio dalla guerra tra le quali gli organizzatori ricordano non solo il conflitto in Ucraina, ma anche quelli in Afganistan, Libia, Iraq, Siria, Kurdistan, Palestina e Yemen.

“La politica italiana di governo e di opposizione - si legge nella nota ufficiale divulgata dai promotori - ancora una volta straccia l’articolo 11 della Costituzione in cui si afferma che ‘L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali’… e in maniera irresponsabile partecipa all’escalation militare come soggetto belligerante contro la Russia. Inoltre, obbedendo alle indicazioni della Nato e dei vertici dell’Unione Europea, ha deciso di attuare sanzioni che stanno colpendo duramente lavoratrici, lavoratori pensionati e i ceti più deboli e più fragili della popolazione italiana”.

Guerre che non solo in Ucraina stanno mettendo in ginocchio la popolazione civile e accanto ai morti ci sono migliaia di sfollati. “Tredici milioni di ucraini non hanno accesso all’acqua - aggiungono gli organizzatori del presidio monzese - sono senza luce e senza riscaldamento . Sono migliaia gli sfollati interni”. Il comitato che ha promosso la manifestazione in piazza a Monza ribadisce la necessità di cessare immediatamente il fuoco e di intraprendere trattative di pace.  Ma non solo. I soldi investiti nell’invio di armi al governo di Kiev per il Comitato contro la guerra dovrebbero essere utilizzati diversamente: “Per gli aumenti di salari e di pensioni – spiegano –. Per ritornare a un mercato di lavoro liberato dal precariato e dalle moderne forme di schiavitù; per la sanità pubblica, l’istruzione per tutti e il diritto al lavoro e a una casa”.

Ma non solo si chiede anche “lo stop dell’invio delle armi all’Ucraina, la revoca delle sanzioni alla Russia, un’Italia fuori dalla Nato, il rispetto delle sovranità nazionali e stop alla guerra”.  

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