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Cronaca

Presunta aggressione contro detenuto in carcere, 5 agenti a processo: "Prevenire la violenza"

L'appello dell'Associazione Antigone che aveva sollevato il caso in seguito alla denuncia del fratello della vittima

Il prossimo 16 novembre prenderà il via a Monza il processo che vede imputati cinque agenti di polizia penitenziaria accusati di lesioni aggravate, falso, calunnia, violenza privata, omessa denuncia di reato e abuso d’ufficio nei confronti di un detenuto. I fatti risalgono al 2019 e la prima udienza del processo si terrà in autunno. L'Associazione Antigone, che aveva sollevato il caso dopo l'esposto presentato dal fratello della vittima, sarà parte civile. "Se la giustizia stabilirà cosa accadde in quell'istituto e quali sono le responsabilità, ci sono cose che le istituzioni possono fare immediatamente, senza dover aspettare i tre gradi di giudizio" hanno fatto sapere dalla onlus.

"Il caso - aveva spiegato Simona Filippi, avvocato dell'Associazione Antigone che segue questi casi - fu portato a conoscenza di Antigone nell'agosto del 2019, quando venimmo contattati dal fratello dell'uomo che raccontò di una violenta aggressione fisica ad opera di diversi agenti di polizia penitenziaria. I fatti sarebbero avvenuti nel corridoio della sezione dove il detenuto sarebbe stato preso a calci e pugni. II 25 settembre presentammo un esposto alla Procura che avviò le indagini. Antigone si è costituita anche parte civile nel procedimento". 

La richiesta sollevata dall'associazione è quella di introdurre strumenti per prevenire la violenza in carcere tra cui un adeguato sistema di videocamere capaci di mantenere in memoria le registrazioni oltre le trentasei ore previste attualmente. Senza dimenticare di investire sulla formazione del personale penitenziario.

"Serve il garante dei detenuti"

Nei giorni scorsi sul caso era intervenuto anche il gruppo politico LabMonza che aveva chiesto la nomina di un garante dei detenuti, proposta già avanzata anche in passato. Una richiesta che è tornata alla ribalta delle cronache dopo che nei giorni scorsi il Tg1 aveva trasmesso un servizio dove venivano ripresi dalle telecamere di sorveglianza interne della casa circondariale monzese alcuni agenti ora accusati di aver usato violenza nei confronti di un detenuto prima di trasferirlo in cella. 

“Il grado di civiltà di un paese si misura osservando le condizioni delle sue carceri, diceva Voltaire – si legge sulla pagina Facebook di LabMonza -. Sulla responsabilità penale dei cinque agenti rinviati a giudizio si pronuncerà la magistratura. Tuttavia, la politica ha il compito di mantenere alta l’attenzione su un luogo altrimenti dimenticato dalla società ed agire concretamente perché l’obiettivo rieducativo e riabilitativo del carcere si realizzi”.

“Il silenzio della direttrice del carcere e del Sindaco di Monza dopo la diffusione del video con i pestaggi sono indicatori della totale indifferenza della società verso il carcere ed i detenuti, che stanno scontando le proprie colpe ma dovrebbero essere aiutati dalla società a riabilitarsi, non venire picchiati - dichiara Arianna Bettin, portavoce di LabMonza -. Ma la politica non dovrebbe limitarsi a parlare, può e dovrebbe agire: a seguito di questi fatti chiediamo al sindaco Dario Allevi di nominare al più presto un Garante dei detenuti di Monza, di cui dopo tanti proclami pubblici non c’è ancora traccia, e di mantenere alta l’attenzione e la vigilanza sul tema”.

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