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Cronaca

Andrà tutto bene: in un libro le poesie dei ragazzi dedicate al covid

L'iniziativa alla scuola media Zucchi di Monza. Gli studenti di seconda, sotto la guida della professoressa di lettere, hanno descritto in versi come hanno vissuto la prima pandemia. Le parole morte e paura la fanno da padrone, ma anche la voglia di ricominciare a vivere

I ragazzi raccontano il loro covid e la loro pandemia in versi. Realizzandone un libro. Una bella iniziativa quella che vede protagonisti gli studenti della II D della scuola media Zucchi di Monza che, poco prima di questo secondo lockdown, su spinta della professoressa di lettere Alessandra Fossati, hanno usato la poesia per raccontare come loro stanno vivendo questo drammatico momento. Poesie raccolte in un volume intitolato “Andrà tutto bene” e che ha messo in evidenza quei sentimenti spesso repressi che i ragazzi, tornati sui banchi di scuola, cercavano di non dimostrare.

“L’idea è partita dal nostro dirigente scolastico che all’inizio dell’anno ha sollecitato lavori in classe proprio sul tema della pandemia – racconta l’insegnante -. I ragazzi ne parlano poco, ma fin da subito ho notato che si esprimono molto meglio scrivendo. Da qui l’idea di creare una raccolta di poesie dedicate al covid e al modo in cui hanno vissuto il primo lockdown”.

Un breve corso per spiegare come si compone una poesia; poi la fantasia, i sentimenti e i cuori degli studenti hanno parlato da soli dando vita a componimenti intensi e che mettono in luce le paure che i più giovani hanno vissuto, e che oggi purtroppo si ritrovano a vivere nuovamente.

Ciascuno con la propria sensibilità ha parlato del suo covid: c’è chi per colpa del covid si è lasciato con la fidanzata e rimpiange i baci e gli abbracci; chi si sente come un topo nella tana che ha paura di uscire e di essere divorato dal virus; chi lo vede come un mostro che intimorisce e ci obbliga a indossare la mascherina; chi paragona il lockdown a una galera in cui l’unica cosa che si poteva fare era dormire; chi parla anche del premier Giuseppe Conte che come tutti noi è impotente di fronte a questa situazione.

“È stato un lavoro molto interessante – prosegue Alessandra Fossati - La pandemia ha colpito molto i ragazzi: dalle poesie emergono spesso le parole paura e morte. Ci sono studenti che durante la prima ondata hanno perso nonni e bisnonni. Anche per loro è stato pesante, e il ritorno in classe con le mascherine, l’obbligo del distanziamento non è facile. Adesso ci ritroviamo nuovamente in modalità lockdown, ma questa volta la didattica a distanza funziona molto meglio”.

Naturalmente tra quelle rime, quasi terapeutiche e liberatorie, esplodono anche sentimenti di speranza e una grande voglia di ritornare alla normalità: di togliersi le mascherine, di tornare ad abbracciarsi e a stare insieme.

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