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Lo sciopero

Sciopero delle Poste: i dipendenti incrociano le braccia per 24 ore

La mobilitazione è stata indetta a livello nazionale

I dipendenti di Poste Italiane incrociano le braccia. Uno sciopero di 24 ore quello indetto per la giornata del 21 marzo. La causa della mobilitazione è la privatizzazione dell’azienda.

“Dopo la privatizzazione del 35% delle azioni di Poste Italiane, del 2015, attuata dal governo Renzi, i servizi all'utenza sono andati allo sfascio, per ridurre il personale del 50% e spendere meno soldi, con la soppressione di 1.900 uffici postali, generando file esasperanti, e l'insostenibile sistema di consegna della posta “a giorni alterni e rarefatti”, provocando ritardi intollerabili – spiegano in un comunicato congiunto Acu, Cobas Poste, Cub Poste e Slg-Cub Poste -. A questo si deve aggiungere uno sfruttamento inaccettabile del lavoro precario, ma anche l'aumento esoso di tutte le tariffe dei servizi, senza nemmeno un corrispondente grado di qualità, gravando sulle tasche dei cittadini. A tutto ciò, aggiungiamo i reiterati interventi censori delle Autorità Antitrust e dell'Agcom, in merito a comportamenti illegittimi di Poste Italiane SpA. In questo modo, sono saliti gli utili economici di Poste Italiane, riversando tanti soldi ai soci privati, con un trasferimento economico dai lavoratori agli azionisti. Ecco perché la volontà dichiarata di un'ulteriore privatizzazione, del 29%, annunciata dal governo Meloni, lascia sgomenti ed è da considerare subito come una decisione gravissima, a danno dei lavoratori e degli utenti”.

I sindacati chiedono invece un ritorno al passato, al ripristino di Poste Italiane pubbliche al 100% “perché i servizi essenziali ed universali sono un diritto di tutti i cittadini, mentre i profitti generati dal sacrificio dei lavoratori e i costi aggiuntivi pagati dall'utenza devono rimanere in mano pubblica, a beneficio dell'interesse generale del Paese e non degli speculatori. I lavoratori e gli utenti non vorrebbero trovarsi, alla fine, a vedere situazioni già accadute come nei casi della telefonia e dell'Ilva”, dichiarano.

Per la giornata del 21 marzo sono previsti anche due presidi a Milano: uno alle 9.30 in piazza Cordusio e uno alle 15 in corso Monforte, davanti alla prefettura.

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