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Economia

Le aziende brianzole che restano al top, malgrado la frenata causata dalla pandemia

Lunedì sera la presentazione di "Top 500+": la fotografia delle imprese di Monza e Brianza nell'anno dell'emergenza sanitaria

L'economia di Monza e Brianza frena bruscamente a causa della pandemia: nel 2020 il 70% delle aziende del territorio hanno subito una flessione dei ricavi. E i numeri delle "Top 500+" lo dimostrano. Una classifica che comprende le 800 migliori aziende della provincia di Monza e Brianza (aziende che sul territorio hanno la sede legale e/o operativa) che hanno ricavi riferiti al 2020 che vanno da un minimo di 8 milioni a un massimo di 4,5 miliardi di euro. 

Complessivamente il loro fatturato raggiunge 51 miliardi euro, il risultato di esercizio, in somma algebrica, ammonta a 1,7 miliardi e le aziende in utile sono l’84% del totale. Le società incluse nella top sulla base dei bilanci depositati appartengono in maniera diffusa a tutti i settori economici (industria, servizi e commercio) ad eccezione - come nelle edizioni precedenti - delle realtà assicurative, finanziarie, creditizie (le holding di gruppi industriali che redigono bilancio consolidato sono invece comprese).

Nelle top ten ben sei aziende che superano il miliardo di euro di fatturato: prima Esprinet S.p.A. (a Vimercate), seconda Mediamarket S.p.A (a Verano Brianza), terza BASF Italia S.p.A. (a Cesano Maderno), quarta STMicroelectronics S.r.l. (ad Agrate Brianza), quinta Candy S.p.A (a Monza), sesta Decathlon Italia S.r.l. (a Lissone). Seguono, con poco distacco, le altre quattro aziende che completano la classifica delle prime dieci: settima SOL S.p.A. (s Monza) che sfiora il miliardo di fatturato, ottava Prenatal Retail Group S.p.A. (a Cogliate), nona Roche S.p.A. (a Monza) e decima Gruppo Sapio S.p.A. (a Monza).

L'emergenza sanitaria ha, senza dubbio, dato una importante battuta d'arresto all'economia brianzola: un calo del fatturato complessivo pari al -4,6% rispetto al 2019. Anche in termini di redditività emergono riduzioni, sebbene tutto sommato contenute a dimostrare un’attenta gestione dei costi nel corso della pandemia: l’EBIT mediano sui ricavi passa dal 4,0% al 3,8% e del ROE mediano dal 10,9% all’8,7%. Infine, la quota di aziende in utile diminuisce dal 90% nel 2019 all’84% nell’anno della pandemia. 

Nel complesso del 2020 la produzione industriale della provincia ha registrato un calo del -7,9%. È una caduta importante ma inferiore alla media lombarda (-9,8%). Ma le industrie brianzole si sono subito rimboccate le maniche e dopo il crollo (inevitabile) dovuto al primo lockdown (da marzo a maggio 2020) c'è stata comunque una ripresa, con il livello di attività manifatturiera che torna superiore del +0,1% rispetto allo stesso periodo del 2019.

Un segno positivo che prosegue poi per tutto il corso del 2021, tanto che nel terzo trimestre 2021 l’attività produttiva è superiore del +6,3% rispetto al picco pre pandemia. La performance sui mercati esteri è ancora più positiva a riprova della spiccata vocazione internazionale che distingue il territorio di Monza e Brianza.

Dopo la caduta del 2020, pari al -6,6%, più contenuta rispetto a quella lombarda (-10,5%), la risalita delle esportazioni è sorprendente: nei mesi tra gennaio e settembre 2021 aumentano del +8,6% rispetto allo stesso periodo del 2019 (un equivalente di 614 milioni di euro in più), mentre l’export lombardo rimbalza in misura più contenuta (+4,8%). Gli effetti della pandemia si sono trasmessi sul mercato del lavoro locale, con il numero degli occupati che nel 2020 diminuisce del -0,7% rispetto al 2019.

Il 2021 è un anno di crescita per ben il 75% delle imprese del territorio che dichiarano, dai loro preconsuntivi, un aumento dei fatturati rispetto al 2020. Di queste, oltre un quarto prospetta un incremento superiore al +20%. La restante fetta si divide tra coloro che si aspettano una stabilità rispetto al 2020 (il 12%) e coloro che invece attendono una diminuzione dei ricavi (il 13%).

Le perdite, tuttavia, sono severe (superiori al -20%) solo per il 4% delle imprese locali.

Nel 2022, continua il trend positivo: il 66% delle imprese prevede un aumento del fatturato e il 27% una stabilità rispetto al 2021. Solo il restante 7%, invece, registrerà una diminuzione. La priorità delle imprese è anche di tornare ai livelli di vendite pre pandemia. Dal polso del tessuto produttivo, il 46% delle realtà intervistate chiuderà il divario rispetto al 2019 entro quest’anno: un terzo (il 33%) superando i ricavi del 2019 e il 13% riportandosi in linea. Questa quota si aggiunge a una ampia platea, il 33%, che è già sopra i livelli pre Covid. Un ulteriore 14% colmerà il gap nel 2022, mentre per il restante 7% di imprese non sarà possibile recuperare nel medio termine quanto perso con la pandemia.

La stragrande maggioranza delle imprese del territorio ritiene che, nell’orizzonte al 2022, i rischi più impattanti concentrati in strozzature all’offerta: quasi l’80% dei rispondenti segnala rincari estremamente elevati e difficoltà di reperimento di alcune materie prime e semilavorati e un quinto delle aziende è preoccupato dalla più recente fiammata dei prezzi dell’energia. A queste tensioni, si sommano rilevanti colli di bottiglia nella logistica delle merci, indicati come rischio dal 30% delle aziende.

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