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La storia

Annina la monzese che finisce in tv: la sua storia come quella del piccolo Enea

Anche lei abbandonata alla Mangiagalli di Milano. Dopo pochi mesi è stata adottata da una famiglia brianzola

Quando nei giorni scorsi ha sentito la storia del piccolo Enea, il neonato che la mamma ha lasciato nella culla della Mangiagalli, nel suo cuore è tornato un sussulto. Un'emozione per quella stessa vicenda che a lei era accaduta 70 anni fa. Anche la sua mamma - di cui conosce solo il nome e la data di nascita - aveva deciso di non riconoscerla e di lasciarla in quel grande ospedale milanese.

Una storia carica di emozione quella di Annina Pennati,  70 anni, una vita trascorsa in Brianza che domenica sera è finita in tv. La sua intervista alla Rai, al Tgr Lombardia quando, visibilmente emozionata, ha raccontato i suoi 70 anni carichi d'amore, ma senza poter conoscere e abbracciare la madre biologica. "Sono nata il 5 luglio 1953 - ha raccontato Annina -. Dopo pochi mesi sono stata adottata da una famiglia che mi ha riempito d'amore". Una famiglia che fin da subito le ha raccontato la verità. "I miei genitori mi hanno sempre detto che non ero nata dalla pancia della mamma, ma da un cuore immenso", precisa. 

Annina a Monza è un volto molto noto e amato. Per tanti anni dietro al bancone del suo negozio di oggettistica a pochi passi dal centro, il suo volto sempre sorridente e con una parola di gioia e di conforto per tutti. La sua allegria quando percorre le vie della città sulla sua bicicletta con quel grande cesto pieno di fiori, l'impegno in parrocchia, nel mondo del volontariato, della cultura, la passione per la poesia, per il dialetto, per il teatro. Una vita carica di emozioni e di impegni quella di Annina. Poi l'incontro con il grande amore della sua vita, Ciro, che coinvolge in tutte le sue attività  e la nascita dei due figli Nicolò e Benedetta. Una vita carica d'amore, come lei stessa ha ricordato, ma il pensiero di conoscere quella donna che l'ha partorita non l'ha mai abbandonata. "Mi sono rivolta anche al tribunale di Milano - racconta -. Volevo conoscere la donna che mi ha donato la vita. Ma purtroppo il tribunale è arrivato tardi. So solo che si chiamava Amabile, che quando mi ha messa al mondo aveva 21 anni e viveva nella provincia di Bergamo. Purtroppo è morta nel 2017 prima che io potessi incontrarla. La incontrerò forse quando saremo in Cielo: lì avremo tante cose da raccontarci". 

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