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Reggia di Monza

Nella sala da pranzo della Reggia di Monza adesso ci sono gli arredi di Armani

E' una delle novità del progetto di riallestimento Reggia Contemporanea che ha rinnovato con opere contemporanee e collezioni design le sale del Primo e Secondo Piano Nobile della Villa Reale con un percorso espositivo di 100 pezzi d'eccezione

Si pranza a orari precisi, puntuali. La famiglia reale si riuniva intorno al tavolo nella Sala da pranzo della Villa Reale alle 11.30 mentre la cena era alle 18.30. Oggi  in quell'ambiente della Reggia di Monza, ridecorato alla fine dell’Ottocento da Achille Majnoni di Intignano, campeggiano gli arredi firmati Armani.

E' una delle novità introdotte dal progetto di riallestimento Reggia Contemporanea che ha rinnovato con opere contemporanee e collezioni design le sale del Primo e Secondo Piano Nobile della Villa Reale con un percorso espositivo di 100 pezzi d'eccezione.

Reggia Contemporanea - 100 opere in Villa Reale (Copyright Massimo Listri)

Nella sala da pranzo della Villa Reale la tappezzeria e gli arredi firmati Armani

Tra i maggiori cambiamenti di questa sala in epoca sabauda c'è stata l’introduzione dei primi punti luce elettrici a parete, elemento di modernità che si ritrova anche in altre sale della villa. L’ambiente è stato ritappezzato nel 2023 con preziosi tessuti di Giorgio Armani, e arredato con mobili, posate e bicchieri sempre di Giorgio Armani per Armani/Casa.

L’apparecchiatura del table habilée è stata curata con un servizio di piatti in porcellana appartenente alle collezioni reali. Il centrotavola "Erika" è un pezzo del 2011, i bicchieri della collezione Loulou sono datati 2016 mentre la linea di posate Venere è del 2021. Al centro della sala campeggia anche l'opera di Livio Scarpella, Ghost Underground (1969).

"Enfant prodige della scultura contemporanea italiana pop anni Novanta, interprete dapprima di quel mondo lussuoso dell’edonismo, è ora, paradossalmente, schivo protagonista dell’arte che non cede alla contemporaneità svogliata: lavora in silenzio, plasma, scolpisce, con la perizia degli antichi e il divertimento dei moderni, opere di una suprema levigatezza grazie all’utilizzo di una materiale come la ceramica, di cui è sommo maestro. Le sue donne velate alla maniera del Cristo di Sanmartino, i suoi fantasmi sono la plastica realizzazione dei sogni: Scarpella riesce a cogliere e a far apparire l’essenza della figura prima che essa sparisca sotto le coltri del tempo, in quell’attimo fuggente quando la coscienza è nel dormiveglia, tra sonno e ragione, figure sospese nel mondo intermedio del giorno e della notte che sarebbero piaciute a Shakespeare" come commenta il critico d'arte Angelo Crespi.

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