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La storia

I biscotti monzesi (con una ricetta di secoli fa) che ha mangiato anche il Papa

A produrli ancora oggi è il forno alle spalle della chiesa di San Gerardo al Corpo

"Il Santo Padre ha ricevuto con piacere il gentile dono, una specialità dolciaria monzese, che i non vedenti hanno desiderato offrirgli insieme a grati sentimenti e ferventi preghiere. Riconoscente per il gesto di devozione il Sommo Pontefice lo ricambia volentieri, e a questo scopo promette un particolare ricordo nelle sue orazioni, a conferma della sua benevolenza. Con sensi di distinta stima".

Porta la data del 23 maggio 1991 la missiva di ringraziamento partita dalla segreteria di Stato della Santa Sede, in Vaticano, e arrivata a Monza. A dettare le parole della missiva l'allora Papa Giovanni Paolo II, deliziato dall'aver potuto gustare i biscotti di San Gerardo, dolce tipico monzese prodotto ancora oggi in esclusiva dalla panetteria "Santini" di via Lecco. E in particolare dal titolare Massimo, l'ultimo discendente dei Santini che tuttora conserva accanto al forno, alla stregua di una reliquia preziosissima, la missiva papale.

"A consegnare al Papa la scatola con dentro i biscotti era stato il Gruppo Non Vedenti di Cesano Maderno, un movimento apostolico che dalla Brianza era volato fino in Vaticano per assistere alla recita del Rosario - ha spiegato Massimo - A quanto pare Giovanni Paolo II deve averli graditi parecchio, e pochi giorni dopo è così arrivata, con mia grande sorpresa, la lettera di ringraziamento". 

Ma come si preparano i famosi biscotti di San Gerardo? Massimo Santini, l'unico in città a produrre i famosi biscotti, segue la ricetta in mano alla sua famiglia da oltre 150 anni. Ad aprire il forno è stato infatti il nonno Alessandro, nel 1870, nel lato di via Lecco esattamente opposto rispetto a quello dove si trova oggi e dove agli inizi del '900 sono iniziati i lavori per il prestigioso complesso di Villa Orsola. "Io a mia volta l'ho ereditato da mio padre, insieme al ricettario che contiene anche la ricetta per preparare i biscotti di San Gerardo". Una ricetta che sembrerebbe ispirata ai "michitt" che gli abitanti di Olgiate Comasco, in pellegrinaggio a Monza per venerare le reliquie di San Gerardo, erano soliti portare con sé, far benedire e poi appendere fuori dalla porta di casa come buon auspicio. Nell'impasto pochi e semplici ingredienti: il burro e la farina di grano tenero, lo zucchero e il latte parzialmente scremato.

"Non ci sono le uova - ha precisato Massimo - Ed è proprio questo il segreto che permette ai biscotti di mantenersi freschi anche dopo due mesi".  Il risultato sono delle deliziose lingue di pastafrolla che si sciolgono nel palato, mai troppo dolci e per nulla stucchevoli, e con un particolare aspetto "corrugato" in superficie che ne assicura la giusta croccantezza. Una bontà che anche Papa Giovanni Paolo II ha potuto apprezzare. Ci si immagina, verosimilmente, bagnando l'antica pastafrolla nel vin santo. Così come sono sempre stati soliti fare i monzesi. 

Per tradizione, i biscotti del forno "Santini" sono anche i grandi protagonisti della festa di San Gerardo. "Il 6 giugno li portiamo in chiesa per l'offertorio e poi il parroco è solito regalarli agli altri sacerdoti che partecipano alla funzione e alle autorità civili e militari presenti. E non potrebbe essere diversamente, giacché il forno confina con il campanile della chiesa e il coinvolgimento della mia famiglia nella festa del santo è stato praticamente obbligato" ha concluso Massimo. 

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