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Quel "casco" che ha salvato la vita al 70% dei pazienti colpiti da grave insufficienza respiratoria

La ricerca condotta all'ospedale di Vimercate e pubblicata sulla rivista scientifica “Advances in Respiratory Medicine”

Quel casco diventato famoso nei mesi più difficili della pandemia ha salvato tantissimi pazienti. Ma non solo. Nel 70% di coloro che presentavano un’insufficienza respiratoria severa e che lo hanno utilizzato ha permesso ha letteralmente salvato la vita e i pazienti sono stati dimessi senza problemi. Questo il risultato di una ricerca condotta nel reparto di Pneumologia dell’ospedale di Vimercate e che è stata recentemente pubblicata su “Advances in Respiratory Medicine”, una tra le più autorevoli riviste scientifiche al mondo.

Arruolati per lo studio tutti i pazienti con insufficienza respiratoria severa (in termine tecnico ARDS), transitati in Pneumologia durante le tre ondate di pandemia da covid (dal marzo 2020 al maggio 2021), non vaccinati. Dalla ricerca sono stati esclusi gli over 81 e i pazienti che avevano un’insufficienza respiratoria (ma non grave).  “Complessivamente 515 - ricorda Paolo Scarpazza, primario della struttura di via Santi Cosma e Damiano - con una popolazione maschile attestata all’80%”.  In quei 14 mesi di pandemia sono stati 871 i pazienti ricoverati nel reparto di Pneumologia del nosocomio di Vimercate. Pazienti che per la maggior parte venivano dal Vimercatese, ma anche dalla Bergamasca (soprattutto nella fase iniziale della pandemia quando Bergamo e provincia vennero fortemente colpite dal covid). 

L’esito della ricerca? Sostanzialmente, l’apprezzamento terapeutico del cosiddetto casco: un supporto respiratorio non invasivo, usato tantissimo durante la pandemia, che assomiglia a un casco da palombaro, inventato e prodotto in Italia, che ha ridotto molto il ricorso all’intubazione dei pazienti. 
Ebbene, il 70% dei pazienti ha recuperato la condizione di stabilità ed è stato rimandato a casa. “Il  casco è stato utilizzato da tutti coloro che sono transitati nel mio reparto con un’insufficienza respiratoria severa - precisa il dottor Scarpazza -. Tuttavia il 70% di essi è tornato a casa senza l’ausilio di altri interventi”. Ha contribuito alla ricerca pubblicata su “Advances in Respiratory Medicine” anche il team di chirurgia toracica.

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