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Comune di Monza

Rifiuti, il comune deve risarcire l'impresa Sangalli con 3 milioni di euro

Al centro della questione il vecchio contratto dei rifiuti: dal municipio fanno sapere che dopo la sentenza della corte d’Appello di Milano dello scorso 5 aprile si ricorrerà in Cassazione

Ennesimo colpo di scena nell'ormai nota e intricata vicenda che da lungo tempo vede contrapposte l'amministrazione comunale di Monza e l'impresa di rifiuti Sangalli. La giunta comunale darà infatti mandato ai legali incaricati per ricorrere alla corte di Cassazione dopo la sentenza della Corte d’Appello di Milano, dello scorso 5 aprile, secondo la quale il comune di Monza dovrebbe restituire all’impresa Sangalli oltre 3 milioni di euro per una causa intentata da quest'ultima nel 2017.

La vicenda giudiziaria

I fatti risalgono all’aprile 2017, e più precisamente a quando il comune aveva disposto la liquidazione parziale delle fatture alla Sangalli, decidendo però di defalcare d’ufficio gli importi liquidati in relazione "alle minori prestazioni rese riconducibili agli obblighi di impiego di mezzi, personale, forniture e servizi”, il cui valore mensile era stato calcolato in in quasi 124 mila euro. La modalità di pagamento “ridotta” era stata mantenuta dal comune fino al pagamento del canone relativo ai servizi del mese di settembre 2019. Poiché per il periodo compreso tra ottobre 2019 e dicembre 2020 era stato invece siglato un “atto di definizione concordata di proroga tecnica” per definire gli ulteriori importi connessi e il rinnovo delle condizioni economiche tra il palazzo di piazza Trento e Trieste e l'azienda di rifiuti

Le richieste della Sangalli davanti al giudice

A fronte delle decurtazioni operate dal comune, l'mpresa Sangalli aveva successivamente risposto promuovendo un’azione legale avanti il tribunale cittadino e con la quale aveva chiesto la condanna del comune al pagamento di somme dovute a titolo di interessi moratori e rivalutazione monetaria e di restituzione degli importi trattenuti sui canoni mensili, per un totale di circa sei milioni di euro. Il comune a sua volta aveva resistito in giudizio contestando quanto richiesto e proponendo, a sua volta, una domanda volta ad ottenere la restituzione di somme non dovute a causa delle minori prestazioni rese e riferite ad un diverso periodo.

La sentenza e il ricorso

Il giudizio si era concluso nel marzo 2020 con la sentenza che, nel rigettare buona parte delle domande della Sangalli, respingeva altresì la richiesta del comune di restituzione delle somme pretese ritenendo insufficiente la prova fornita in giudizio rispetto alle inadempienze contestate all'azienda di rifiuti. Per il tribunale, infatti, era già intervenuto nel 2015 l’accordo transattivo sulle somme dovute a titolo di risarcimento danno e inadempimenti. La sentenza dunque non aveva portato ad alcun riconoscimento economico all’impresa Sangalli che, pertanto, era poi ricorsa in appello riformulando le domande che erano state rigettate in primo grado.   

Un nuovo colpo di scena

La corte d’appello di Milano, con sentenza depositata lo scorso 5 aprile, ha nuovamente rigettato le richieste della Sangalli relativamente ad interessi e rivalutazione monetaria, nonché la domanda di restituzione somme azionata dal comune. Ha tuttavia ritenuto fondato il diritto dell'impresa a ottenere il rimborso di quanto trattenuto mensilmente dal comune dall’aprile 2017, rilevando che gli inadempimenti contestati fossero già oggetto dell’accordo transattivo del 2015,  e ha dunque disposto che il comune restituisca all’Impresa Sangalli la somma di ben 3 milioni e mezzo di euro oltre agli  interessi moratori. Una decisione che il Comune ha quindi deciso di contestare ricorrendo alla cassazione. 

Secondo quanto dichiarato dagli uffici di piazza Trento e Trieste i legali del comune sono già al lavoro per impugnare la sentenza della corte d’appello al fine di sostenere che le contestazioni mosse all’operatore economico e le relative decurtazioni furono successive all’accordo transattivo. Nel frattempo l’amministrazione procederà anche al riconoscimento all’impresa di quanto stabilito nella sentenza, fatto salvo il diritto alla restituzione in caso di accoglimento del nuovo ricorso. Un pagamento che, sempre secondo quanto precisato dall'amministrazione, verrà onorato mediante gli appositi fondi già previsti a bilancio. Un lunga (e onerosa) battaglia a colpi di carte quella fra comune e l'impresa Sangalli. La cui fine, almeno per il momento, sembrerebbe ancora lontana. E forse nemmeno scevra di ulteriori futuri colpi di scena  

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