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La storia

La mamma monzese che scrive al datore di lavoro del figlio: "Lei non si rende conto di quello che ha fatto"

A parlare è Emanuela: il figlio Flavio lavora in uno dei ristoranti più prestigiosi della Brianza

“Carissimo prof., forse lei non si rende neppure conto di quello che sta facendo. Probabilmente per lei questa è normalità, eppure per noi e per il nostro Flavio il suo gesto è qualcosa di straordinario. Lei ha trasformato le parole di molti che ogni giorno si riempiono la bocca di termini come inclusione, attenzione alle persone più fragili in fatti”. A parlare è Emanuela, la mamma di Flavio Foffa, un ragazzo di 19 anni con la sindrome di Down che frequenta il quarto anno dell’Istituto alberghiero Olivetti di Monza. Destinatario della missiva è il professor Vincenzo Butticè che ha accolto nel suo ristorante Il Moro di Monza il giovane per un’esperienza di alternanza scuola lavoro. Un’esperienza che gli sta cambiando (in meglio) la vita: ecco perché Emanuela ha deciso di prendere carta e penna e di scrivere a quel noto insegnante e ristoratore che ha aperto le porte del suo ristorante rinomatissimo al giovane pasticcere.

"Per voi è normalità, per noi è qualcosa di eccezionale"

“Professore, probabilmente per lei è tutto normale e non trova nulla di speciale nell’offrire a mio figlio questa opportunità formativa ed educativa – prosegue -. È da anni che si sentono grandi discorsi sull’integrazione lavorativa dei ragazzi diversamente abili, della necessità di farli lavorare, di valorizzare le loro competenze. Ma poi, difficilmente, dalle parole si passa ai fatti. Lei, che con la sua famiglia gestisce uno dei ristoranti più famosi della Brianza,  non ha esitato e mi ha proposto di far vivere questa esperienza a Flavio. Io ero felicissima, ma anche spaventata. Quando mi ha chiesto se ero d’accordo le ho risposto di sì perché se un insegnante vede queste potenzialità nel mio ragazzo è giusto metterlo alla prova”. Da una settimana la vita del giovane è cambiata. Terminata la scuola niente vacanze ma tutta la settimana (tranne lunedì e giovedì) Flavio dalle 9.45 alle 13 è nella cucina de Il Moro insieme agli altri cuochi, impegnato nella preparazione dei dolci. La mattina sveglia presto (fosse per Flavio sarebbe già pronto ben prima dell’inizio dell’orario di lavoro), il sorriso sulle labbra, la voglia di indossare il grembiule e di entrare in cucina.

"Mamma, voglio solo lavorare"

“Flavio, fin da bambino, è entusiasta della vita – prosegue la madre -. È curioso, ha voglia di stare in mezzo alle persone. Pratica nuoto e golf con l’associazione Silvia Tremolada, quest’anno ha deciso di imparare a suonare il violino. Sempre con il sodalizio monzese serve ai tavoli durante i grandi eventi, partecipa anche alle attività del laboratorio creativo di FacciaVista. E adesso nel suo curriculum può inserire anche l’esperienza di alternanza scuola lavoro in un grande ristorante. Caro professore io come mamma vedo quando mio figlio è felice: e adesso che mio figlio sta lavorando in un ambiente prestigioso e davvero inclusivo vedo la felicità nei suoi occhi. Ogni giorno mi racconta quello che fa, l’altro giorno ha portato a casa orgoglioso dei biscotti che aveva preparato lui e che erano piaciuti a tutti. Poi, all’improvviso mi ha detto: ‘Mamma, sai che sono stati tutti buoni con me’. Ecco, professore, per voi sarà la normalità offrire opportunità di lavoro ai ragazzi, formali, migliorarli, farli allenare per poi entrare nel mondo del lavoro. Per voi sarà routine, ma per un ragazzo diversamente abile questo è qualcosa di speciale. Quando mi inviate le foto di mio figlio che lavora mi rendete felice e orgogliosa”.

Dalla Puglia a Monza per Flavio 

Flavio è un ragazzo speciale. Una sorta di instancabile macchina da guerra curioso e affamato di conoscere, apprendere e sperimentare. Instancabile al lavoro, sempre sorridente, pronto a mettersi in campo e a dare il meglio. “Quando gli chiedono: Flavio, che cosa vuoi fare da grande? Lui risponde, voglio lavorare. Perché Flavio è come tutti gli altri ragazzi: Flavio vuole sentirsi utile, realizzare con le sue mani qualcosa di buono e di utile per la collettività. Anche lui con il suo lavoro vuole sentirsi gratificato, importante. In una parola realizzato. Ecco perché la ringrazio: perché sta facendo vivere a mio figlio queste sensazioni”. Così che Emanuela oggi più che mai capisce che quella scelta di abbandonare la sua amata Puglia per trasferirsi quando Flavio era piccino a Monza è stata una scelta vincente. “Io e mio marito all’epoca avevamo deciso di venire proprio a Monza, dove c’erano strutture e centri importanti per il nostro Flavio lasciando casa, lavoro e affetti – conclude -. Lo abbiamo fatto per lui, per garantirgli un futuro. Per vederlo felice e realizzato”.

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