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Quel chirurgo monzese che 25 anni fa guidò ed eseguì il primo trapianto di mano al mondo

Era il 23 settembre 1998 quando a Lione venne eseguito il rivoluzionario intervento che aprì le strade a nuove frontiere della medicina e della ricerca

Sono passati 25 anni da quando, quel giovane chirurgo brianzolo, salì alla ribalta delle cronache mondiali. C’era il professor Marco Lanzetta Bertani quel 23 settembre 1998 nella sala operatoria di Lione a guidare un’impresa straordinaria che ha aperto le strade a una nuova frontiera della chirurgia. Era il professor Lanzetta a guidare l’équipe di chirurghi che eseguì il primo trapianto di mano al mondo. Marco Lanzetta Bertani - allora  Deputy Director del Centro di Microchirurgia Sperimentale di Sydney (Australia) e oggi consulente internazionale dell'Istituto Italiano di Chirurgia della Mano e del Centro Nazionale Artrosi – aveva compiuto l’impresa esattamente 30 anno dopo il primo trapianto di cuore eseguito in Sudafrica dal professor Christian Barnard. Un intervento raccontato poi nel 2019 nel libro “Una Mano Più in Là” (edizione Cairo) con i retroscena di quello straordinario evento.

Un intervento durato 12 ore e che vide in sala operatoria un team composto da 50 persone. Un intervento che restituì la mano a Clint Hallam, un neozelandese di 50 anni. Dopo quell’intervento ne seguirono altri, anche in Italia, anche all’ospedale San Gerardo di Monza. Ma tutto inizio quel 23 settembre 1998, con quella operazione che aveva l’obiettivo, non solo di restituire un arto a chi si era visto costretto (per motivi diversi) all’amputazione, ma aveva aperto la strada a una nuova frontiera della medicina e della ricerca, a ulteriori trapianti di organi e tessuti, dimostrando che le barriere biologiche possono essere superate con la giusta tecnologia, la tecnica chirurgica e le terapie antirigetto.

“I trapianti di mano – commenta il professor Marco Lanzetta Bertani in occasione di questo anniversario - sono procedure complesse, in primo luogo perché trovare un donatore compatibile è estremamente difficile e, in secondo luogo, perché è necessario che il paziente assuma farmaci immunosoppressori anti-rigetto, che alla lunga possono presentare effetti collaterali anche gravi. Per questo personalmente credo che a distanza di 25 anni ci si debba orientare ora sulla ricerca e sviluppo di arti artificiali, le cosiddette protesi bioniche, focalizzandosi soprattutto sulla componente estetica e sullo sviluppo di sensibilità cutanea artificiale. Gli italiani sono in prima linea, oggi come allora, a dimostrazione della qualità della nostra medicina”

Da quel 23 settembre 1998 la Società mondiale dei trapianti di mano e Tessuti Composti (IHCTAS - della quale Lanzetta Bertani è stato fondatore e presidente) annovera tra i suoi membri chirurghi che hanno eseguito trapianti di faccia, arti inferiori, utero, parete addominale, esofago, tutti trapianti non salva vita ma di grande impatto sulla qualità della vita di moltissimi pazienti.

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