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Giovedì, 25 Aprile 2024
Controlli e sicurezza

"Ecco perché le nostre città non sono sicure": lo spiega il poliziotto brianzolo

L'intervento di Alessandro Pasquale Griesi da anni in prima linea in mezzo alla strada e in stazione

“Le nostre città non sono sicure perché manca la sicurezza della pena”. A parlare è Pasquale Alessandro Griesi, poliziotto che vive in Brianza segretario della FSP Polizia di Stato e poliziotto da sempre in strada. In un intervento sul blog del giornalista Nicola Porro, Griesi ha analizzato il problema della violenza nelle grandi città italiane. Lui che conosce molto bene il problema perché, oltre a raccogliere come sindacalista i racconti dei colleghi, da anni lavora proprio in prima linea sulle strade di Milano. 

“Il problema è che le forze dell’ordine sono state disarmate - ha spiegato -. Non delle armi ma della certezza della pena. Così che mentre un tempo i delinquenti cercavano di fuggire dalle forze dell’ordine adesso fuggono da chi ha in mano una telecamera e si riparano (letteralmente) in un ufficio della polizia o dietro un auto di servizio in strada, sicuri, certi che nulla gli può accadere e che le patrie galere non le vedranno mai”. Griesi ha così ripercorso episodi che gli sono capitati in prima persona o che ha raccolto dai colleghi, in particolare alla stazione centrale di Milano dove spesso lavora e dove, proprio pochi giorni fa, una donna è stata vittima di una violenza sessuale. Il poliziotto brianzolo ha ribadito l’importanza di avere sulle strade nuovi agenti.

Ma non solo.  “La repressione nell’immaginario collettivo - spiega nel suo intervento - rende il poliziotto cattivo è quella che avviene dopo che il reato è stato consumato e che di conseguenza il poliziotto racconta nelle aule del tribunale, che dovrebbe avere delle conseguenze (la pena) o meglio la (certezza della pena) inflitta per mano della magistratura tramite le leggi che il legislatore su mandato popolare impone a tutti (il mandato popolare implica che vi sia un opinione pubblica favorevole)”. Un poliziotto che, a detta di Griesi, si è trasformato “in acuto scrittore che redige una marea di verbali e consuma una marea di carta”.

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