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Martedì, 30 Aprile 2024
Tecnologia e sociale / Seregno

Nasce in Brianza il videogame che aiuterà le persone autistiche a "socializzare"

A pensarlo e svilupparlo il team dell'azienda Aries Tech guidata da Luca Vajani

Il progetto è all'avanguardia, l’obiettivo ancora più importante. Aiutare le persone autistiche a “uscire” dal loro isolamento attraverso i videogiochi. Il progetto – ancora in fase di sviluppo – lo stanno realizzando gli ingegneri informatici di Aries Tech, l’azienda fondata e guidata da Luca Vajani.

Il progetto è per il momento ancora in fase “embrionale” anche se è ben noto che nel mondo della tecnologia idee e realizzazioni corrono veloci. “Il progetto nasce proprio da una richiesta che ci è arrivata da un cliente che ha un figlio autistico – spiega Vajani, amministratore unico dell’azienda di Seregno specializzata nello sviluppo di software, web, app -. Stiamo lavorando allo sviluppo di un videogioco accessibile anche al bambino o al ragazzo autistico. Un’idea che andrà ulteriormente sviluppata anche con l’ausilio di specialisti, come psicologi, che si occupano appunto della sfera autistica”.

Luca Vajani Aries Tech

Luca Vajani e il suo team – 12 dipendenti laureati in ingegneria informatica – intanto sono già al lavoro per realizzare questo progetto che si pone l’obiettivo di essere poi declinato in ampia scala in tutti i videogiochi, permettendo così anche alle persone autistiche di utilizzare un mezzo ludico per divertirsi ma ancor più per socializzare.

Un progetto che nasce proprio dalla filosofia che c’è dietro l’azienda brianzola e che da tempo guida Vajani, un diploma di liceo artistico in tasca, ma da sempre una grande passione per il mondo informatico. Una passione coltivata come autodidatta e che lo ha visto poi lavorare per grandi realtà del mondo tecnologico fino al 2011 quando l’azienda per la quale collaborava ha chiuso e il giovane programmatore ha dato vita a questa nuova avventura. Al centro anche la creazione di videogiochi, che per Vajani devono non solo avere una finalità prettamente ludica. “So bene che il business e il mercato sono fondamentali - aggiunge -. Ma credo profondamente in questo progetto del videogiochi pensato anche per le persone con autismo. Così come in altri progetti di sviluppo di videogiochi che non hanno solo lo scopo di far divertire, ma hanno anche una finalità 'terapeutica', come per esempio aiutare le persone ad uscire dalla depressione”. Un progetto non semplice che deve riunire da una parte le competenze di chi conosce bene la patologia e dall’altra l’abilità degli addetti ai lavori informatici in grado si sviluppare i software evitando che l'idea non possa decollare su larga scala perché pensata per un mercato di nicchia. Un lavoro di squadra all’interno di questo “incubatore” di competenze, idee, creatività e innovazione dove un team giovane e super entusiasta si diverte a lavorare. Un lavoro che, agli occhi di molti, sembra quasi un gioco.

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