rotate-mobile
Cronaca

"Pesavo 36 kg e le insegnanti di danza mi dicevano: hai ancora un po' di pancetta"

Alla vigilia della Giornata contro i disturbi del comportamento alimentare la storia di una ballerina arrivata a pesare 33 kg. Il dramma e la rinascita dopo il ricovero

“Quando il desiderio di smettere di mangiare riaffiora il pensiero va alla bambina che c’è in me. Mi domando come fai a non prenderti cura di lei, quell’essere indifeso che ha bisogno del tuo aiuto?  A quel punto apro il frigorifero e mi preparo il pranzo”. Così, alla vigilia del 15 marzo - Giornata della lotta contro i disturbi del comportamento alimentare -  inizia il racconto della ballerina brianzola  Elisa Calabretta, 30 anni, che dieci anni fa a causa dell’anoressia ha rischiato di morire.

"Sono arrivata a pesare 33 kg"

Elisa, alta 1 metro e 57 centimetri era arrivata a pesare 33 kg. Ma già quando ne pesava 36 alcune insegnanti di danza le facevano notare che, comunque, aveva ancora un po’ di pancetta. Eppure il suo viso era scavato, le braccia ridotte a scheletro, sentiva che le forze via via le mancavano ma lei non ce la faceva a mangiare quel boccone che vedeva come un nemico. Aveva solo 19 anni quando le porte della Clinica Turro di Milano, specializzata nella cura dei disturbi del comportamento alimentare, si sono aperte: lì è rimasta per quattro mesi, all’inizio obbligata a restare a letto con il solo compito di mangiare.

"Al mio compleanno non ho toccato cibo"

“Il 4 marzo mio fratello aveva organizzato la festa per il mio compleanno – racconta – Un bel locale, pieno di amici e parenti: la tavola imbandita con pizzette, dolci e altre leccornie che io, puntualmente, non ho toccato. Pesavo 33 kg e pochi giorni dopo sarei entrata in ospedale”. Lì è iniziata la battaglia di Elisa per continuare a vivere. “Io volevo vivere ed ero felice di poter entrare in ospedale. Lo sapevo che da sola non ce la potevo fare, e vedevo la disperazione negli occhi dei miei genitori che non sapevano come aiutarmi”. La caduta negli inferi dell’anoressia era iniziata molto prima. “Avevo iniziato a ballare a 7 anni. La danza era ed è la mia vita. Ma crescendo mi ero accorta che il mio fisico non corrispondeva ai canoni che allora erano previsti per le ballerine:  ero troppo bassa, con il fondoschiena un po’ troppo sporgente” .I primi problemi sono iniziati a 13 anni: diete, restrizioni e poi quella passione per la danza che la aiutava a bruciare le calorie ma, senza che lei se ne accorgesse, anche a spegnere la sua vita. Nel tentativo malato di rientrare in quei canoni fisici che non le appartenevano, e mai gli sarebbero appartenuti.

"Tre mesi in clinica: guardavo il mondo dalla finestra"

“Quei mesi in ospedale sono stati mesi di ripresa. Sono rimasta chiusa a lungo nella mia stanza, solo in un secondo momento mi è stata data la possibilità di uscire qualche minuto in giardino. Le restrizioni della pandemia io le ho vissute dieci anni prima. Oggi, almeno, si sta chiusi in casa circondati dai propri affetti e dalle proprie cose. Avevo iniziato a conoscere il mondo da una finestra”. Oggi, finalmente, Elisa è rinata. Ha fatto pace con il suo bellissimo corpo: vive da sola, prima dell’inizio della pandemia è riuscita ad aprire a Sesto San Giovanni una palestra tutta sua dove insegna danza alle bambine e alle ragazze, e si nutre della bellezza che ogni giorno la vita le offre. “Il mio fisico, purtroppo, ancora porta ancora i segni dell’anoressia: un sistema immunitario più delicato, problemi alla schiena, un ciclo ballerino e altre possibili patologie”.

Un anno fa anche la battaglia contro il covid

Un anno fa, poi,  anche il covid. “Io, fortunatamente, l’ho fatto in forma lieve. Tosse e stanchezza”. Ma un anno fa Elisa ha vissuto quell’angoscia che i suoi genitori avevano vissuto dieci anni prima quando lei è finita in ospedale, uno scricciolo di ossa che aveva una gran voglia di vivere. “Loro si sono ammalati di covid e sono finiti in ospedale – prosegue -. Io mi sono trasferita da loro, ho monitorato papà, chiamato l’ambulanza quando la situazione peggiorava, rassicurato la mamma che tutto sarebbe andato bene. In quel momento ho capito quello che loro dieci anni prima avevano vissuto: entrambi impotenti di fronte al mio rifiuto del cibo”.

Ecco come sta oggi Elisa

Oggi Elisa guarda al mondo con occhi diversi e lancia un messaggio alle ragazze, che proprio come lei, si uccidono rifiutando il cibo. “A settembre ero dimagrita parecchio a causa dello stress – conclude -. A quel punto mi sono fermata un attimo e mi sono detta: Eli, che cosa stai facendo? Per realizzare i tuoi sogni devi essere in salute. Ho sofferto, ma voglio essere felice. E questo è quello che auguro a tutte le ragazze che hanno dimenticato che la vita è un dono meraviglioso”.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

"Pesavo 36 kg e le insegnanti di danza mi dicevano: hai ancora un po' di pancetta"

MonzaToday è in caricamento