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In carcere / San Donato / Via Alessandro Sanquirico

Detenuto aggredisce due agenti con un pezzo di legno: vuole lo psichiatra

Per la polizia penitenziaria il carcere di Monza è diventato un "manicomio criminale"

Ha aggredito due agenti colpendoli con il piede di un tavolo perché pretendeva la terapia psichiatrica.

È l'ennesimo episodio di aggressione ai danni degli agenti di polizia penitenziaria quello accaduto nella giornata dell'11 luglio nella casa circondariale di via Sanquirico. Secondo quanto emerso gli agenti gli agenti stavano svolgendo il turno di servizio di sorveglianza quando, improvvisamente, sarebbero stati aggrediti e colpiti da un detenuto. Sembrerebbe con il piede di un tavolo di legno. Secondo quanto chiarito dal personale, la causa che avrebbe spinto il detenuto a usare violenza agli agenti sarebbe la "pretesa" di poter usufruire della terapia psichiatrica. Una situazione che avrebbe potuto degenerare e che secondo quanto chiarito è stata invece risolta solo grazie all’intervento dei poliziotti colpiti, i quali nonostante l’aggressione sarebbero riusciti a contenere il detenuto e a ripristinare l’ordine. Per loro, alcuni giorni di prognosi per i colpi subiti.

La protesta degli agenti penitenziari

Quanto accaduto sarebbe l'ennesimo episodio di violenza che interesserebbe gli agenti penitenziari di via Sanquirico. Sempre all'interno del carcere cittadino, infatti, soltanto pochi giorni fa un’altra aggressione è stata messa in atto da un altro detenuto, con problematiche psichiatriche, ai danni di due sottufficiali. Ragione per la quale la Uilpa (Unione italiana lavoratori pubblica amministrazione), che riunisce i poliziotti e i lavoratori dell'istituto penitenziario, ha deciso di far valere le proprie ragioni. "Diciamo basta - hanno chiarito  - sono sempre e solo i poliziotti e i lavoratori dell'istituto penitenziario a pagare con il proprio sangue le mancanze croniche di un sistema divenuto incontrollabile e deleterio e che peggiora giorno dopo giorno. Abbiamo più volte denunciato le inadempienze dei vertici dell’amministrazione penitenziaria che ha reso l’istituto monzese un manicomio criminale".

Secondo i lavoratori, infatti, il carcere di Monza sarebbe diventato un "contenitore di soggetti con grosse problematiche psichiatriche" che andrebbero invece gestiti nelle strutture adeguate. "La sola gestione affidata al personale di custodia è fallimentare e crea disordini e danni al personale ed alla società - hanno chiarito ancora -  per via di questi i problemi mai risolti il personale della casa circondariale di Monza ha perso il senso del proprio lavoro. E questo costituisce un fattore di rischio psicosociale e può sfociare in elementi di stress, comportamenti a rischio ed altri tipi di malessere".

Il problema del sovraffolamento

Facciamo un ultimo appello ai responsabili e chiediamo di risolvere nell’immediato il grave sovraffollamento nel carcere eliminando le brandine dalle camere detentive e portare le sezioni alla capienza prevista, in modo da attenuare l’insofferenza gestionale quotidiana - hanno aggiunto gli agenti -  la casa circondariale di Monza è infatti l’unico istituto del mondo occidentale ad avere detenuti che dormono sulle brandine pieghevoli. Una sezione con 50 posti letto, viene trasformata in una sezione con capienza di 75. Dove ogni giorno arrivano detenuti problematici da altre sedi regionali, oltre che i detenuti provenienti da San Vittore, creando sovraffollamento". E ancora: "Segnaliamo che a Monza è stato aperto un nuovo padiglione con capienza di 80/90 posti letto ma che attualmente ospita poco più di 40 detenuti, mentre in istituto ci sono sezioni che scoppiano, con detenuti che dormono sulle brandine. Difficile gestire adeguatamente anche le sezioni 1 accoglienza e sezione D in quanto ospitano detenuti fuori circuito e con problematiche psichiatriche. Tutto questo in violazione delle leggi vigenti. Possiamo affermare con certezza che il carcere è un ambiente che crea conflitto e ci permettiamo di dire che i conflitti potrebbero essere attenuati se l’amministrazione penitenziaria si impegnasse a creare luoghi non sovraffollati per i soggetti più problematici (psichiatrici)". Infine l'affondo: "I lavoratori di polizia penitenziaria e gli operatori civili che sono stufi di fare da capo espiatorio e pagare per colpe non generate da loro ma dovute a mancanze da parte dell’amministrazione".

Per affrontare e risolvere  le gravi problematiche, i lavoratori della casa circondariale monzese hanno dunque chiesto che venga attuato nell’immediato uno “sfollamento” di detenuti in modo che le sezioni possano ospitare il giusto numero e non avere persone costrette a dormire sulle brandine. 

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