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L'annuncio

Tra fuochi d'artificio e fumogeni il Boccaccio annuncia: "Alla prossima occupazione"

Le riflessioni dopo il corteo dove gli antagonisti hanno acceso i fumogeni e poi sparato i fuochi d'artificio

Dopo lo sgombero da via Timavo la Foa Boccaccio annuncia una nuova occupazione. Dove e quando (naturalmente) non si sa. Sicuramente prima del 23 settembre, quando il collettivo ha già in programma una serata. Sui social, a pochi ore dalla sgombero, i militanti avevano già annunciato che gli appuntamenti in programma per settembre erano confermati.

Fuochi d'artificio e fumogeni rossi

Così come la volontà di proseguire il progetto che da 20 stanno portando avanti con l’occupazione di spazi privati abbandonati all’interno dei quali organizzano eventi e attività di autorecupero. “Da 20 anni solchiamo le strade di questa città e anche quando la terra trema e il ciel si oscura le nostre radici restano salde.  Alla prossima occupazione”, si legge nel lungo post pubblicato mercoledì 2 agosto, all’indomani dello sgombero e del corteo di protesta che ha richiamato circa 300 militanti. Un corteo con partenza e arrivo da piazza Castello, accompagnati dai fumogeni rossi accesi dai manifestanti e gran finale davanti al Binario 7 con l'esplosione di alcuni fuochi d'artificio. 

Il collettivo condanna lo sgombero effettuato, secondo loro, per motivi squisitamente politici e non di sicurezza. All’alba di martedì 1 agosto gli agenti della polizia di Stato sono entrati nel capannone occupato di via Timavo al civico 12 per restituirlo al proprietario: lo stabile, infatti, come molti altri edifici della città, aveva subito seri danni dopo i nubifragi, con i problemi del pericolo amianto per il tetto scoperchiato.

"Tutta colpa del cambiamento climatico"

Il collettivo poi ricorda che il disastro accaduto a Monza è il risultato del cambiamento climatico. "La nostra terra ci parla di cosa vuol dire cambiamento climatico - si legge sulla pagina Facebook del collettivo - raffiche di vento superiori a 100 km/h, chicchi di grandine grandi come un pugno, carcasse di alberi caduti, strade ed edifici allagati. L’hanno chiamata emergenza. Ma questa per noi è ormai la normalità della devastazione dei territori. L’aria si fa sempre più irrespirabile, le temperature più ostili e quel dannato consumo di suolo che divora la terra. Più di tutto queste devastanti piogge ci ricordano quanto sia profonda la ferita prodotta da questa vorace cementificazione: perché quando il terreno non è permeabile finisce per allagarsi, quando gli alberi non hanno spazio per fare radici finiscono per crollare". 

"L'area di via Timavo era sicura"

Ma i militanti dichiarano che nello spazio occupato di via Timavo non c’erano pericoli. “Hanno usato proprio la scusa della sicurezza per sgomberarci – si legge ancora su Facebook - Solo una persona in malafede potrebbe credere che non avremmo provveduto a mettere in sicurezza spontaneamente le aree di via Timavo 12. Gli stessi in malafede che hanno voluto farci credere che fosse in sicurezza un concerto con 70mila persone nel parco di Monza, danneggiato e infragilito dopo giorni di nubifragi e grandine che hanno anche ucciso una donna a Lissone; o che fosse sicuro mantenere decine di posti in abbandono per decenni – con ancora l’amianto dentro. Ma lo sappiamo, the show must go on: lo spettacolo del profitto e della speculazione non si deve fermare. La sicurezza diventa pretesto per ripristinare la legalità, difendere il diritto alla proprietà, una nuova speculazione immobiliare, lo sfruttamento del nostro territorio. Politici e benpensanti gioiscono, si tengano quella bieca vita in mezzo a quattro regole”.

Gli insulti al sindaco e all'assessore

Le accuse sono rivolte al sindaco Paolo Pilotto e all’assessore alla Sicurezza Ambrogio Moccia che anche durante il corteo di martedì sera sono stati insultati, così come le forze dell’ordine che hanno presidiato la protesta. Annunciando che occuperanno ancora, sempre a Monza. “La nostra sfida è ben più grande. Anche quella di ieri lo è stata: chiamare alla solidarietà dopo un infame sgombero all’alba del 1 agosto. Le centinaia di persone che ieri, con generosità e rabbia, erano al nostro fianco in corteo ci mostrano quanto le nostre ambizioni siano condivise, i nostri desideri collettivi. Quanto riprenderci gli spazi sia fondamentale in una città sempre più soffocante che ti toglie anche la libertà minima di passare le serate all’aperto in una piazza o un parchetto”, concludono. 

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