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Scandalo tangenti e appalti, le intercettazioni dell'inchiesta

Anche i servizi di smaltimento rifiuti e sorveglianza al cimitero ottenuti tramite mazzette: "Metti queste in borsa prima che ci arrestano tutti e tre"

Emergono nuovi dettagli nell’inchiesta sulle tangenti e gli appalti che ha fatto scattare le manette per Giancarlo Sangalli e i tre figli e che ha messo nei guai anche personalità del mondo politico monzese.

Il Giorno Monza e Brianza ha pubblicato i testi delle intercettazioni telefoniche servite durante l’indagine.

Queste telefonate rivelano che, oltre ai servizi cittadini, Sangalli, tramite un giro di mazzette sarebbe riuscito a controllare anche l’appalto per i servizi di smaltimento rifiuti, custodia e sorveglianza dei cimiteri della città, insieme a Roberto Malegori.

Da una delle 400mila intercettazioni ambientali eseguite durante l’inchiesta, il 7 luglio 2012, Giancarlo Sangalli in auto con Malegori e il geometra Antonio Esena, funzionario comunale che avrebbe dovuto controllare che il contratto d’appalto fosse pulito, consegna a questo una busta con 1.500 euro in contanti, in una via vicino al cimitero, lontano da occhi indiscreti ma non dalle orecchie della magistratura.

"Metti queste in borsa prima che ci arrestano tutti e tre...” e ancora, poco prima della consegna al telefono con la figlia Patrizia le chiedeva conferma: “Mille e cinque allora a sguerch...glieli do domani?”.

Esena aveva vigilato così sulla regolarità del contratto di appalto che aveva messo fuori gioco il Consorzio Nazionale Servizi, la società sfidante nella gara che, nonostante avesse presentato un piano di costi più economico fu scalzata dalla Sangalli che aveva ottenuto più punti grazie al più completo equipaggiamento di mezzi e uomini. 

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