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Economia

Crisi, in Brianza 7mila nuove imprese in sei mesi

"Figlie della crisi": si tratta spesso di ex dipendenti che si mettono in proprio dopo aver perso il lavoro. E la crescita a MI e MB è più alta che nel resto del Paese

MONZA – La crisi più grave dopo quella del 1929 si sente. Anche a casa nostra. Eppure la Brianza delle 90.000 imprese sta rivelando un grip e una capacità di recupero superiori alla media. Uno scatto che ben pochi altri comparti industriali d’Europa sono stati in grado di sfoderare.

Mentre il tasso di crescita del Belpaese tra gennaio e giugno del 2012 si è attestato su un mortificante più 0,3 per cento, Milano e Monza hanno mostrato un ben altro passo: più 0,9 e più 0,6 per cento. E – nella Brianza di un’impresa ogni nove abitanti – c’è chi, neppure nel momento più nero della crisi, si è tirato indietro. Come – per esempio - i circa 7.000 coraggiosi che, in questi ultimi sei mesi, hanno deciso di aprire una nuova impresa.

Si tratta per lo più di «figli della crisi», che hanno aperto una propria attività dopo essere rimasti senza un lavoro. Ci sono anche giovani alla ricerca del primo posto di lavoro. Le più giovani in assoluto sono le donne: più di un terzo delle nuove iscritte ha meno di 35 anni. Le donne sono tra le imprenditrici che si reinventano con maggiore facilità (il 27,4 per cento). Tra gli uomini, invece, i nuovi capitani d’industria hanno tra i 35 e i 50 anni. Altro dato interessante: un nuovo imprenditore su tre parla straniero. E non di rado la sua impresa offre lavoro a dipendenti italiani.

Tra i nuovi «cumenda», in testa ci sono i titolari di imprese di pulizie, con 865 ditte attive in più rispetto al 2011. I settori che registrano flessioni più significative invece sono le imprese di intermediari del commercio ( meno 746) e di costruzione di edifici ( meno 847).

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