rotate-mobile
Economia Muggiò / Via Pavia, 9

PANEM, spunta un nuovo socio a promettere il rilancio

In questo ore sono in corso due incontri decisivi: uno con i vertici del gruppo Novelli, l'altro con un nuovo acquirente interessato a rilevare lo storico marchio. Intanto i lavoratori sono in "sciopero operoso"

MUGGIO' – Il futuro della Panem? Si decide in queste ore. Potrebbe esserci un nuovo socio nel futuro della storica azienda di panificazione di Muggiò. Dopo il forfait del gruppo Novelli – prima salvatore poi partner sempre più riluttante – ora la speranza è puntata su un grande operatore del settore – il cui nome per il momento è ancora top secret - che potrebbe essere interessato a inserire l’industria brianzola nella sua filiera di attività.

In queste ore – segnate da uno «sciopero operoso» (i lavoratori hanno aderito all’agitazione in corso in tutte le aziende italiane della Novelli, ma continuando a lavorare) – sono in corso due incontri che potrebbero essere decisivi. I sindacati stanno interloquendo con i vertici della Panem. E – contemporaneamente – i commissari nominati dal Tribunale di Monza stanno dialogando con i rappresentanti del nuovo socio, interessato a entrare nella «partita».

«La Panem si sta giocando il tutto per tutto – ha spiegato Matteo Casiraghi di Cgil -. I libri della Panem sono già da tempo in Tribunale. Entro l’udienza del 23 ottobre i Novelli decideranno se ritirarsi. Da quel momento, o ci sarà un nuovo socio, oppure non ci sarà futuro».

Tramontata il salvataggio del gruppo Novelli, i commissari del Tribunale di Monza starebbero dunque già creando le condizioni per un nuovo affidamento dell’azienda a un altro partner industriale. Capace, questa volta, di dare una svolta definitiva e di archiviare almeno sette anni di guai, con affidamenti a finanziarie e a imprenditori che si sono rivelati dai piedi d’argilla.

Un fatto è certo: i 122 lavoratori della Panem di Muggiò sono sempre più demoralizzati. Il loro entusiasmo è stroncato da stipendi che non arrivano, ma soprattutto dall’impossibilità di assicurare una produzione affidabile. «Lavoriamo mediamente in non più di 30 su 122 – ha raccontato un operaio -. Un giorno non arriva la farina, un altro non ci riforniscono l’olio. Così, non riusciamo mai a sapere se riusciremo a consegnare il pane, oppure no. Con questo modo di lavorare, perdiamo non solo clienti e quote di mercato, ma dilapidiamo anche il prestigio di un marchio storico».

In Evidenza

Potrebbe interessarti

PANEM, spunta un nuovo socio a promettere il rilancio

MonzaToday è in caricamento