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La parabola di Letizia Moratti: da vice presidente della Lombardia alla sconfitta annunciata

L'ex sindaca di Milano ha scelto di candidarsi per il Terzo Polo: una sconfitta annunciata

La vice presidente di Regione Lombardia a candidata presidente sconfitta, ma non troppo: dipende dai punti di vista. Letizia Moratti, outsider della corsa alle elezioni regionali del 12 e 13 febbraio, secondo exit poll e proiezioni (mentre scriviamo) si attesta a poco sopra il 10%. Appoggiata da una sua lista civica (con tantissimi candidati provenienti dal centrodestra) e dal Terzo Polo di Calenda e Renzi, l'ex sindaca di Milano ha fatto bene, a conti fatti, o male, a staccarsi dal centrodestra?

Al di là del fatto che entrano, o dovrebbero entrare, anche parametri di scelta rispetto alla mera convenienza, la fotografia più immediata è quella di una sconfitta. Magari Moratti sarebbe rimasta assessora al welfare e vice presidente anche nella seconda giunta di Attilio Fontana. Invece, così, resta fuori anche dal consiglio regionale, perché arrivando terza non ha il posto garantito nell'emicilo. 

E si poteva naturalmente prevedere. Era abbastanza scontato che Moratti arrivasse terza, come candidata outsider. Ha provato a insidiare i due contendenti principali, Fontana e Majorino, ma diremmo soprattutto il primo, 'pescando' nel centrodestra per costruire la sua lista civica: dall'ex An Luca Ferrazzi all'ex Lista Maroni Marco Tizzoni, fino all'ex Forza Italia Martina Sassoli e tanti altri ancora. Ma si è posta pure come antagonista del secondo, Majorino, puntando sul fatto che molti elettori di centrosinistra non avrebbero sopportato l'alleanza con i 5 Stelle, senza considerare che, per costoro, l'opzione migliore è stata di fatto quella di non recarsi nemmeno alle urne, perché per un lombardo di sinistra, Moratti è comunque identificabile con 'la destra': come ex sindaca di Milano e come vice di Fontana fino a poco prima di candidarsi contro.

La probabile promessa

Allora, perché Moratti l'ha fatto? Non lo sapremo forse mai, perché sarà una parola contro l'altra, ma è molto probabile che qualcuno di assai importante, nel centrodestra, le avesse (a febbraio del 2021) promesso di essere lei, e non Fontana, la futura candidata presidente. In quel momento c'era una campagna vaccinale contro il covid da far partire con un cambio di passo che il vecchio assessore, Giulio Gallera, non era più ritenuto in grado di garantire. Moratti, che nella vita professionale e politica è stata ai vertici di tante cose (ministra, presidente della Rai, sindaca di Milano, presidente di banca), forse aveva bisogno di una garanzia per il futuro per convincersi a mettere le mani nella scottante minestra della sanità lombarda. 

Poi le cose si sono messe meglio. La pandemia covid (non ancora finita) è comunque rientrata nelle preoccupazioni degli italiani, anche grazie alla campagna vaccinale rimessa in piedi proprio da Moratti. Ad un certo punto è stato chiaro che il centrodestra non avrebbe perso le elezioni, salvo particolari e imprevedibili scossoni. E quindi la coalizione avrebbe potuto ricandidare tranquillamente Fontana, concedendogli la chance del secondo mandato come di solito si fa per gli uscenti. Moratti, rimasta a bocca asciutta, dopo averci comunque provato, non ha potuto far altro che prendere atto della situazione ed è uscita dal centrodestra. Non ha però rinunciato a candidarsi a presidente, trovando l'inatteso appoggio di Calenda e Renzi, che per lei hanno sostanzialmente rotto un accordo già fatto col Pd sul nome dell'economista Carlo Cottarelli. Con la complicità del Pd, però, che si è mostrato titubante in giornate decisive, perché già pensava ad allearsi con i 5 Stelle, cosa che né Cottarelli, né Calenda, né Renzi avrebbero accettato.

Così Moratti è stata 'lanciata' come candidata presidente del Terzo Polo in un pomeriggio assolato all'Arco della Pace, mentre Calenda e Renzi avevano chiamato a raccolta migliaia di milanesi per sostenere l'Ucraina 'senza se e senza ma'. Da lì in poi è croncaca, fino al secondo weekend di febbraio e alla riconferma (prevedibile, prevista) di Fontana come governatore della Lombardia. Una riconferma che, aritmeticamente, nemmeno la 'grande ammucchiata' (politicamente perversa) tra Terzo Polo, centrosinistra e Movimento 5 Stelle avrebbe impedito.

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