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"Perché Monza resta (comunque) una cittadina e non è diventata una città"

Il consigliere comunale bacchetta il 'provincialismo' della città di Teodolinda

Il salto di qualità, per adesso, Monza non lo ha (ancora) fatto. È rimasta nel suo 'provincialismo' e non è riuscita a decollare tra le grandi città italiane ed europee pur avendo tutte le carte in regola per farlo. 

Ne è certo il consigliere Tullio Parrella (Azione con Calenda) che durante il consiglio comunale di lunedì 14 novembre ha fatto una 'strigliata' per smuovere la classe politica e la classe dirigente affinché Monza diventi (davvero) grande. Una città che Parrella - che come ha ricordato ha avuto da ragazzino la fortuna di viaggiare e di conoscere le maggiori capitali europee e di vivere nelle maggiori città italiane - ama profondamente ma vorrebbe che tra trent'anni fosse diversa. 

"Ha ragione la presidente della Vero Volley Alessandra Marzari quando afferma che la pallavolo non può rimanere confinata in una cittadina - ha spiegato Parella -. Monza è una cittadina a tutti gli effetti: ha un'università ma non tutti lo sanno; ha una squadra di calcio con una storia lunga oltre un secolo ma solo quest'anno ha raggiunto la serie A; ha una Villa Reale che in altre città darebbe lavoro a una cinquantina di persone e qui invece no. Inoltre in passato ha rifiuto di collegarsi in modo strutturale a Milano, l'unica città mittle europea, e adesso ci si lamenta per il traffico. Monza è una cittadina perché, pur avendo il parco recintato più grande d'Europa, resta una delle città più inquinate".

Una critica senza mezzi termini che va dritta al sodo: Parrella chiede alla politica e ai cittadini di mobilitarsi per permettere a Monza di diventare grande. Una grande città. "Nella prospettiva che tra trent'anni i nostri figli decideranno di continuare a vivere in una città le cui scelte, però, le dobbiamo prendere oggi". 

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