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I locali nella guida del Gambero Rosso

I migliori ristoranti di Monza: quali sono i locali nella guida del Gambero Rosso

Gli indirizzi dove vale la pena fermarsi per un assaggio. Ecco i locali menzionati nella guida Ristoranti d'Italia 2024

L'Olimpo del gusto a Monza ha sei nomi. Tanti quanti sono i ristoranti della città che sono stati inseriti nella guida 2024 del Gambero Rosso: Il Circolino, L'Osteria del Cavolo, il Derby grill, il Saint, il Moro e il Georges Premier, nel parco di Monza.

La guida Ristoranti d'Italia 2024 è "la fotografia più autorevole ed aggiornata della ristorazione italiana" e quest'anno è giunta alla sua 34°edizione. Sono 2.485 le insegne recensite, con 324 novità. Migliori chef della ristorazione italiana sono Massimo Bottura e Niko Romito entrambi con un punteggio di 96 centesimi, raggiunti appena sotto da Heinz Beck e Enrico Crippa, mentre perde una forchetta, scivolando dall’empireo, Gianfranco Vissani. 

Nessuna regione ha un palmares così ricco come la Lombardia, con ben 357 locali inseriti nella guida. E sei di questi sono proprio a Monza. Una menzione speciale poi è andata al Pomiroeu di Giancarlo Morelli a Seregno, per la sua degustazione di formaggi straordinari che ha ottenuto il premio Miglior Creazione a base di formaggio, Consorzio Tutela Formaggio Asiago.

Ecco i ristoranti di Monza presenti nella guida de Il Gambero Rosso e la recensione che li accompagna.

Il circolino

"In una piazza non facile, ci voleva un locale con nuove idee e una firma importante. Ed ecco approdare Claudio Sadler lì dove una volta c’era il famoso Circolo Anita Garibaldi. Il posto ha cambiato aspetto (fresco, colorato e stiloso), è aperto tutto il giorno e conta su un café bistrot (con tanto di giardino sul Lambro e proposte in stile tapas, chiuso solo il lunedì) e sul ristorante. Sadler ha chiamato dalla Spagna il monzese Lorenzo Sacchi (allievo di Martin Berasategui) che si è portato Juan José Sanz, suo sous chef, e Maria Sainz, compagna di vita e responsabile dell’impeccabile servizio in sala. Evidente la visione ampia di Sacchi, che propone un degustazione di stampo monzese e uno più ampio (sgombro in carpione Nikkei e cous cous di cavolfiore o branzino, spinaci e pil-pil di jamon iberico). Buona cantina, ma qui va forte la mixology dell’esperto Filippo Sisti. Ricco brunch la domenica.

Saint Georges Premier

"Ritorna protagonista nel cuore del Parco di Monza questo locale - storica casa di caccia di metà 800, ben ristrutturata - grazie alla supervisione dell’e- sperto Roberto Conti. Ferma restando la vocazione a ospitare eventi (raffinati e con grandi numeri), le sale al piano superiore fungono da ristorante di livello. I classici brianzoli rivisitati si mischiano in carta all’italianità, ben eseguita. Brunch domenica- le. Cantina sui piatti, servizio attento".

Derby Grill

"A Monza (e non solo) è conosciuto come il ristorante interno dell’hotel “dei piloti” perché da quando si corre sul circuito nel parco, l’Hotel de la Ville è prenotato dai team della F.1 da un anno all’altro. Nelle altre stagioni, la struttura dei fratelli Nardi è frequentata da chi cerca eleganza, cordialità, precisione. Così anche per il fine dining dell’esperto Fabio Silva, che sa dosare l’acceleratore con bravura tra le proposte del territorio (a partire dall’ottima costoletta alla milanese) e le ricette mediterranee (paste in primis) che denotano la sua origine. Il servizio è impeccabile, la cantina di stampo classico non delude. Il brunch domenicale è tra i più famosi della Brianza. L’ambiente, con la veranda, fa sentire tutti signori a due passi dalla Reggia".

Osteria del Cavolo 

"È forse il posto più affidabile per chi vuole assaggiare una genuina cucina lombarda, che in zona difficilmente trova esponenti così fedeli al prodotto e “rilassati” nell’atmosfera. Monza non è una piazza facile, ma questa osteria moderna è entrata nel cuore degli indigeni e conquista i visitatori occasionali per la sala curata e tranquilla, per i prezzi umani, per (tanti) piatti che danno soddisfazione. Il menu è stagionale, ce n’è uno che cambia ogni settimana e i due degustazione (39 e 47) sono consigliabili per chi è alla sua prima volta. La carta, dicevamo, è territoriale con qualche piacevole variazione sul tema: tagliere di salumi, malfatti con burro fuso, salvia e salsa di tartufo nero, tartare di puledro su straccia- tella, semi di zucca e polenta gialla. I rustin negàa sono da provare. Cantina in linea e sala ben organizzata.

Il Moro

"La Sicilia per i fratelli Butticè è l’amata terra d’origine nonché un’antica tradizione dell’arte del ricevere. Oggi un degustazione dal sapore letterario, che cita Verga, Pirandello e Camilleri, riassume due anni di ricerche che hanno portato a una crescita tangibile del livello. Restano i percorsi a sorpresa da cinque e sette portate. Il pesce qui è protagonista ed è trattato con maestria come nell’accosta- mento del gambero rosso con la caponata o nel risotto con finocchietto selvatico e le sarde. Non manca una valida proposta di piatti di carne. Il vivaio di giovani talenti, in sala e in cucina, coltivato dai Butticè impegnati pure negli istituti alberghieri, è un valore aggiunto. La cantina premia le etichet- te isolane, senza dimenticare le altre regioni italiane, con predilezione per le bollicine".

Saint

"Nel buon risveglio di Monza, un mattone interessante lo sta portando questo fine dining & cocktail bar in una posizione strategica dove ha potuto allestire un bel dehors che viene coperto in inverno. Due le sale all’interno, di design puro, con una cura notevole dei dettagli che ne fa il locale più avanguardista della cittadina. Non è così per la cucina di Michele Cioffi, molto rassicurante, che spazia dall’insalata di barbabietola ai cappelletti ossobuco e zafferano, dalla pappa al pomodoro a miele, rum e polline. Evidente l’attenzione alla mixology, tra classici e signature ben eseguiti, alternativa seria ai vini di una buona cantina"

E in Brianza... Mu Fish, Nova Milanese

Se prima poteva sembrare un miracolo nell’hinterland, nascosto tra i capannoni industriali, oggi il ristorante di Liwei Zhou viene frequentato anche da tanti appassionati milanesi. L’ambiente è ampio, ben diviso e illuminato, con tanto legno e verde, e predispone a una felice esperienza, che ha come regista l’esperta Jun Giovanni- ni, da molti anni in Italia. Forte di ottima tecnica e rispettosa delle basi nipponiche, ha portato una visione diversa dal passato con piatti più complessi, spesso gustosi, a partire dal noto Ushi Caffè Pugliese: noce di scottona, purè di patate, rosmarino in tempura e salsa al caffè agrumata. Questo non ha tolto nulla alle sezioni uramaki e nigi- ri dove Jun non manca di fantasia: in ogni caso si esce soddisfatti. Buona cantina e servizio che conquista per freschezza e preparazione".

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