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Martedì, 30 Aprile 2024
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"Quella flotta di bus elettrici che non risolverà il problema dell'inquinamento e della mobilità"

Roberta Gremignani, segretario cittadino della Lega, solleva parecchie perplessità sul PUMS e sul trasporto locale esclusivamente green

La conversione green di Monza non convince tutti e l’arrivo – entro il 2030 – di una flotta di bus esclusivamente elettrici viene bocciata. A parlare è Roberta Gremignani, segretario cittadino della Lega, che solleva parecchie perplessità in merito al PUMS presentato nei giorni scorsi dal sindaco Paolo Pilotto. Un Piano Urbano Mobilità Sostenibile che entro i prossimi dieci anni intende rivoluzione gli spostamenti all’interno della città. Una città dove oggi il 67% degli spostamenti avviene con l’auto privata, il 17% con il trasporto pubblico locale e il 16% a piedi o in bicicletta. L’obiettivo del PUMS firmato giunta Pilotto è ridurre al 50% gli spostamenti con la propria auto, e aumentare al 30% gli spostamenti con il trasporto pubblico locale e al 20% quelli a piedi o in bici, ottenendo dunque un +15-19% di spostamenti attraverso la mobilità sostenibile.

“Mi spiace constatare una volta di più come si approcci il tema della mobilitá elettrica con tanta superficialità  più delle volte ripetendo stereotipi senza approfondimenti - precisa Gremignani -. Un bus a gasolio costa 250mila euro, uno elettrico quasi il doppio 500mila. Peró il pacco batterie non è longevo quanto il veicolo e quindi nel corso della vita del veicolo dovrà essere sostituito con importanti costi aggiuntivi e la problematica dello smaltimento delle batterie”. 

Ma non solo. Gremignani solleva perplessità anche sull’uso quotidiano del mezzo. “Un bus tradizionale pesa tra le 13 e le 18 tonnellate - prosegue -. Uno elettrico minimo 30 tonnellate. Maggior peso si traduce in maggiore usura delle componenti meccaniche (per esempio l’impianto frenante), degli pneumatici ed anche del manto stradale, sia esso banale asfalto o pregiata pavimentazione dei centri storici. Maggior peso si traduce poi in minore portata quindi minore capacità di carico, cioè meno passeggeri)”. Ma il problema non sarebbe solo la “vita” del mezzo, ma anche la “durata” giornaliera del mezzo. “I bus elettrici hanno una autonomia ridotta rispetto ai bus tradizionali, che è influenzata dalle condizioni del traffico e del manto stradale, dallo stile di guida del conducente, dal carico, dalla accensione di riscaldamento e condizionamento. Non solo: l'autonomia media riscontrata il primo anno è destinata a diminuire negli anni successivi con l'usura delle batterie”, precisa.

“Tutto ció si traduce in necessità di tempi di ricarica di minimo 8 ore che impongono di incrementare la flotta per poter garantire la copertura di tutte le corse nell’arco dell’orario di servizio - incalza la storica rappresentante monzese del Carroccio -. E non dimentichiamo che la ricarica contemporanea dei mezzi in deposito crea picchi di assorbimento: abbiamo la capacitá di sostenenere tale assorbimento, considerato che in estate interi quartieri vanno in black out a causa del maggiore assorbimento richiesto dai condizionatori? E siamo certi di avere energia rinnovabile a sufficienza per garantire questa maggiore richiesta?”. 

Gremignani è molto scettica in merito ai toni entusiastici con cui l’amministrazione ha presentato la mobilità della Monza del domani, soprattutto per quanto riguarda appunto il trasporto pubblico locale completamente green. “C’è poi il tema della sicurezza che non si esaurisce nella formazione del personale, perché bisogna tenere conto del thermal runaway di cui tutti tacciono ma che giá impone alle concessionarie auto la presenza di container di isolamento (solitamente ben occultati) dove chiudere i veicoli elettrici danneggiati per un lungo lasso di tempo perché le batterie ad alta tensione potrebbero incendiarsi anche a distanza di giorni, si chiama rischio di auto ignizione. La nostra amministrazione ha previsto le adeguate AQT (aree di quarantena tecnica) con diversi q-containers, posizionate lontano da abitazioni ed insediamenti artigianali e commerciali? E ne sono stati previsti i costi? – conclude -.  Vero che si attinge tutto dal munifico pentolone chiamato PNRR ma ci si dimentica che si tratta di prestiti da restituire senza creare un danno ai futuri bilanci. Ecco, alla luce di tutto ció, la Lega di Monza chiede che il Comune ed il suo partner Monza Mobilità rendano pubblico lo studio di fattibilitá effettuato per compensare alle criticità dei bus elettrici, rispondendo punto per punto a quanto esposto, al fine di informare e tranquillizzare i cittadini". 

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