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Dove vanno i senzatetto quando vengono allontanati dalle loro "case"?

Dopo lo sgombero al cinema Apollo abbiamo chiesto ai volontari dell'Unità di strada chi sono i clochard che vivono a Monza e come aiutarli

C'è chi in mezzo alla strada ci è finito per un destino beffardo, chi invece quello stile di vita lo ha abbracciato volontariamente. C'è chi cerca di riscattarsi, di trovare un lavoro e nel frattempo cerca di sopravvivere alla vita di strada; e chi, invece, preferisce vivere sotto le stelle. Ma poi quando arrivano gli sgomberi, così come è avvenuto nei giorni scorsi per alcuni clochard che vivevano da mesi sotto i portici del cinema Apollo di Monza, che cosa succede? Dove vanno, e soprattutto è così facile "convincerli" ad accedere ai dormitori?

Chi erano i tre clochard sfrattati

Lo abbiamo chiesto a uno dei volontari dell'Unità di strada di #Foodforall, una delle associazioni di volontariato che a Monza si occupano proprio dell'assistenza e dell'aiuto alle persone senza dimora. "Conoscevamo quei tre uomini che vivevano all'ingresso del cinema - racconta -. Erano tre persone straniere, originarie dell'Asia, con storie diverse alle spalle. Problemi di salute, la perdita del posto di lavoro, uno anche il dolore di aver perso la compagna. Alla fine si sono ritrovati, accomunati anche dallo stesso paese d'origine, e hanno iniziato a convivere all'ingresso della struttura di via Lecco".

In questi mesi il volontario di #Foodforall ha avuto modo di conoscerli. "Uno aveva già intenzione di lasciare l'Italia e di ritornare a casa in Asia - prosegue -. Per gli altri due non so. Per come li ho conosciuti io e gli altri compagni che con me svolgono il servizio di Unità di strada sono, come molte altre persone che vivono nella loro condizione, contrari all'idea di accedere ai servizi offerti dal comune. Molti non vogliono andare al dormitorio. Chi è abituato a vivere in mezzo alla strada ne conosce le regole e i rischi. Sa dormire con un occhio aperto. Noi quando ci avviciniamo a loro e gli proponiamo anche questa possibilità capiamo fin da subito se c'è l'intenzione di lasciare la strada". Ma l'esperienza sulla piazza di Milano e di Monza insegna che sono pochissimi quelli che accettano questo tipo di aiuto. "Su dieci clochard, in media due decidono di andare al dormitorio". 

Le regole della strada

Ma una volta che le loro baracche vengono sloggiate che fine fanno? "Tra di loro c'è una sorta di patto di solidarietà - spiega -. Vanno in altri posti della città. Sotto altri portici o strutture dimenticate, negli androni dei negozi. Tra di loro si scambiano informazioni, sanno quali sono le piazze sicure. Sono persone che cercano di non dare fastidio perché sanno che altrimenti verrebbero allontanati. I tre senzatetto che abitavano sotto i portici dell'Apollo, per esempio, si erano organizzati per non arrecare disturbo. Non hanno mai accettato il dormitorio, difficilmente lo avranno accolto adesso. Molto probabilmente li incontrermo in un'altra parte della città". 

Difficile quindi trovare una soluzione per queste persone che vivono in mezzo alla strada. "Lo sgombero non risolve il problema ma lo sposta da un'altra parte della città - aggiunge -. E purtroppo, soprattutto negli ultimi mesi, sono in aumento anche a Monza le persone che vivono in mezzo alla strada. Italiani e stranieri, alcuni papà separati che non hanno i soldi per pagare l'affitto di una casa. e che, a loro volta, non hanno intenzione di accedere ai dormitori. Quello dei senzatetto è un problema molto complesso. Sono persone che stanno attraversando un momento di difficoltà e che soprattutto hanno bisogno di essere ascoltati. Cercano persone che li guardano non con gli occhi della compassione. Ci raccontano le loro storie, quello di cui hanno bisogno, non solo materialmente". E spesso dietro a chi si accoccola in un angolo e cerca riparo c'è soprattutto la speranza di poter ricominciare una vita "normale" come quella che ha conosciuto magari fino a poche settimane prima.

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