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Forse questa è la volta buona: l'Arengario potrebbe diventare accessibile a tutti

Si attende il via libera della Sopraintendenza

Il condizionale è d'obbligo: questa potrebbe essere davvero la volta buona e l'Arengario (tempi tecnici permettendo) potrebbe diventare accessibile a tutti. Entro 30 giorni il comune invierà alla Sopraintendenza la documentazione delle indagini effettuate per l’abbattimento delle barriere. Dopo avere analizzato tutta la documentazione la Sopraintendenza  si esprimerà sulla possibilità di eliminare le barriere architettoniche e di far installare un ascensore secondo il progetto presentato dalla giunta Allevi. 

Il futuro di quello che, per decenni, è stato anche un luogo espositivo in città dovrebbe essere annunciato a breve: quando la Sopraintendenza si pronuncerà sui rilievi eseguiti nei mesi scorsi dal comune e inviati ai tecnici. Una documentazione richiesta proprio dalla Sopraintendenza quale attività propedeutica alla realizzazione di uno studio di fattibilità. "Oggetto primario delle indagini sono le caratteristiche costruttive degli elementi che compongono l’antico Palazzo dell’Arengario di piazza Roma (risalente all’epoca medioevale ed edificato tra il 1240 e il 1290) con un focus sugli aspetti legati alle effettive caratteristiche statiche e strutturali e di resistenza delle partizioni - spiegano dal comune di Monza con una nota ufficiale -. Il tutto per ottenere l’idoneità statica, e  individuare le possibili modalità di abbattimento delle barriere architettoniche del monumento con l'installazione di un ascensore esterno". 

Vicenda finita in tribunale

Una vicenda, quella dell'Arengario non accessibile alle persone con disabilità, che ha visto il comune di Monza finire in tribunale. Infatti per le persone costrette sulla sedia a rotelle, per chi ha disabilità motoria, per le persone che fanno fatica a camminare, ma anche per le mamme con i bambini nel passeggino o in carrozzina percorrere quell'antica rampa a chiocciola era una missione impossibile. A trascinare il comune di Monza in tribunale è stata la Ledha (Lega per i diritti delle persone con disabilità): i giudici hanno accolto le richieste dell'associazione che aveva accusato il Comune di “condotta discriminatoria” per avere utilizzato l’Arengario come sede di eventi culturali aperti ai cittadini, pur non garantendo l’accesso a persone con disabilità motoria. Da allora l'Arengario è rimasto chiuso e gli eventi sono stati spostati nell'Orangerie della Villa Reale. "Il giudice stesso - si legge nel comunicato diffuso dal comune di Monza -  ha riconosciuto che questa Amministrazione si è attivata per la risoluzione del problema ed ha rimosso tempestivamente la condotta". 

Discussioni in consiglio comunale

La vicenda era finita anche in consiglio comunale. Nel 2020 la consigliera Francesca Pontani (Italia Viva) aveva portato il problema in aula. In occasione della mostra fotografica di Steve McCurry, aveva evidenziato la non accessibilità dell’allestimento alle persone con disabilità e aveva chiesto di scegliere altri spazi espositivi per garantire la fruizione dell’arte e del bello a tutti.

Il "dono" respinto

Poi la proposta (bocciata) di utilizzare momentaneamente un elevatore. L'idea era arrivata attraverso il consigliere Paolo Piffer (Civicamente) che aveva raccolto la proposta di Andrea Ferretti (presidente dell'associazione Peba) che si occupa di abbattere le barriere architettoniche nelle città. Peba Onlus era pronta a donare un montascale mobile che non richiedeva alcuna installazione, ma che necessitava della presenza di un assistente per il suo utilizzo.  Nell'occasione l'allora assessore alla Cultura Massimiliano Longo aveva spiegato a MonzaToday perché quel dono non era stato accettato e si era preferito chiudere l'Arengario agli eventi culturali. "Durante il lockdown ho organizzato un sopralluogo in Arengario insieme alle associazioni che avevano avanzato critiche sulla non accessibilità. All’incontro era presente anche una persona sulla sedia a rotelle portata dalle associazioni, e alcuni tecnici del Comune. La proposta di un montascale mobile con la presenza di un addetto è stata bocciata proprio dalla persona disabile. L’idea di un montascale mobile non lo rassicurava, e il doversi affidare a terzi per accedere all’Arengario era comunque un motivo di dover dipendere da altri”, aveva dichiarato.

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