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Cronaca

San Gerardo, quei malati dimenticati: "Così hanno abbandonato duemila pazienti"

Da dicembre duemila pazienti hanno dovuto "lasciare" il centro Tao. Ma c'è chi non ci sta: "Volevamo anche pagare lo stipendio al medico. Non c'è rispetto per i malati"

Loro per "salvare" quei pazienti hanno fatto il possibile. Hanno protestato, hanno partecipato alle assemblee dell'ospedale e - per alcuni mesi - hanno pagato lo stipendio a un dottore "supplementare". Ma, alla fine, non è servito neanche questo: tutto inutile. Segno evidente che il problema non sia di natura economica. O almeno non solo. 

Deve esserci qualcos'altro che può spiegare la "devitalizzazione" in corso al centro Tao - terapia anticoaugulante orale - dell'ospedale San Gerardo. Perché, dai numeri - quasi duemila pazienti "tagliati" da fine anno a febbraio del 2015 - è evidente che è di "devitalizzazione" che si tratta. Numeri che naturalmente non possono far felice chi, come l'associazione Aelle, anticoaugulati lombardi, da mesi si batte per evitare che questo accada in difesa dei malati e dei loro diritti. 

"La situazione non è spiegata bene soltanto dai numeri, non è così schematizzabile. Ma la verità è che più di duemila malati ora si sentono abbandonati" spiega a MonzaToday Giovanni Anchieri, presidente di Aelle. "A giugno scorso - racconta - al centro Tao c'erano in cura più o meno duemila e settecento malati. Oggi, dopo la devitalizzazione iniziata a fine anno, abbiamo perso almeno duemila pazienti". 

E i pazienti, dal canto loro, hanno perso un punto di riferimento. "L'ospedale mette in mano ai malati una lettera con la qualhe gli stessi malati devono presentarsi dal proprio medico di base. Nonostante in città ci siano almeno un centinaio di medici di famiglia, quanti di loro sono pronti - soprattutto a livello tecnologico - per seguire una terapia anticoagulante? O meglio, quanti di loro hanno il tempo per farlo? Tutti dubbi che naturalmente - protesta Anchieri - si ripercuotono sui pazienti". 

A far arrabbiare l'associazione, in effetti, è soprattutto il metodo con cui è stata gestita la questione. "Ciò che più ci fa male è che non ci sia stata sensibilità e rispetto per i malati - dice amaro il presidente di Aelle -. Come si può pensare di spostare duemila pazienti in due mesi? Non è una cosa fattibile, è evidente". 

Dall'ospedale, a più riprese, hanno fatto sapere di "non avere altra scelta" e di non avere i fondi necessari per pagare lo stipendio a un secondo dottore, che avrebbe dovuto affiancare l'unico medico al momento impegnato nel centro Tao. Da qui la decisione di portare a seicento persone la "capienza massima" del centro. Sembra, però, che la verità sia leggermente diversa.

"Per alcuni mesi l'anno scorso, insieme ad un'altra associazione, abbiamo pagato lo stipendio a una dottoressa", racconta Anchieri. A maggio, però,  "ha partorito il suo terzo figlio e quindi ha preso un periodo di maternità abbastanza lungo. A quel punto - spiega il presidente di Aelle - abbiamo proposto all'ospedale di usare quei soldi per un altro dottore, ma ci è stato risposto che non ci sono ematologi disponibili. Sembra - dice con un'ironia che nasconde la delusione - che gli ematologi siano una razza in estinzione". 

Da ridere, però, c'è ben poco. Perché già duemila pazienti sono stati costretti a lasciare il San Gerardo e altri potrebbero essere costretti a farlo presto. "La nostra sensazione - confessa non senza amarezza Anchieri - è che si voglia lasciare il centro Tao in funzione solo per alcuni casi particolari. Sarebbe davvero assurdo, sarebbe un po' come chiuderlo definitivamente".  

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