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La maxi indagine

Il medico della 'ndrangheta e il blitz dei carabinieri di Monza: l'indagine

Dal medico, figlio del boss di una cosca, sono partite le indagini che hanno portato all'arresto di 18 persone

Un medico, che servizio presso alcune Rsa milanesi. Ma anche il figlio dello storico capo della cosca della 'ndrangheta Morabito-Palamara-Bruzzaniti, che secondo le indagini della Direzione investigativa antimafia di Milano era al vertice di due sodalizi criminali: uno che si occupava di droga ed estorsioni, l'altro di illeciti economico - finanziari, tra cui frodi legate alla pandemia Covid e all'Ecobonus.

Dall'uomo, che si trova attualmente detenuto in regime di 41 - bis a seguito di condanna irrevocabile per associazione mafiosa, sono partite nel 2019 le indagini che hanno portato questa mattina, 24 ottobre, all'arresto di 18 persone da parte dei carabinieri di Monza. Alle prime luci dell'alba, infatti, il blitz della Dia e dei carabinieri di Monza, con il supporto del Nucleo investigativo della polizia penitenziaria, che su delega della Direzione distrettuale antimafia di Milano ha portato all'esecuzione di un'ordinanza di misura cautelare nei confronti di diciotto persone (sette in carcere, quattro agli arresti domiciliari, tre con obbligo di dimora e quattro con obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria). Indagate, appunto, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, all’estorsione e al compimento di reati economico - finanziari, i cui proventi, come spiegato in una nota, sarebbero stati destinati ad "agevolare le attività della 'ndrangheta ed in particolare della cosca Morabito - Palamara - Bruzzaniti". 

L'indagine

L'indagine ha preso il via nel 2019, prima della pandemia, così come chiarisce anche MilanoToday. Il primo dei due gruppi era composto da professionisti e imprenditori milanesi. Tra i reati compiuti, la creazione di società 'cartiere', che avevano lo scopo di emettere false fatture per acquisti fasulli di beni e servizi, creando somme di denaro in nero per clienti terzi. Gli investigatori hanno sequestrato circa 50mila euro in contanti. E poi la vendita di false polizze fideiussorie, a favore di ditte che non sarebbero riuscite a ottenerle legalmente, perché non avevano la necessaria solidità. In un caso, le false fideiussioni sono state trasmesse a società del settore delle scommesse che erano state colpite da interdittive antimafia.

Una volta partita la pandemia Covid, il gruppo criminale ha trovato il modo di insinuarsi anche nelle agevolazioni e nei finanziamenti dello Stato. Il gruppo stava per conseguire un finanziamento garantito dallo Stato per 2 milioni di euro, bloccato in tempo dagli investigatori. L'obiettivo era reinvestire il denaro ottenuto in questo modo creando società commerciali nel settore edile, per sfruttare i benefici dell'Ecobonus, nella raccolta e riciclaggio dei rifiuti, nel commercio di carburante e nella grande distribuzione.

250 chili di droga

E veniamo al secondo gruppo criminale: questo gestiva il traffico e lo spaccio di droga (cocaina, eroina, marijuana e hashish) in Calabria e nel nord Italia, e agiva nel recupero crediti con modalità mafiose, ricorrendo anche alle armi. Per cercare di disperdere le tracce, il gruppo cambiava spesso le auto (a noleggio) e i telefoni (intestati ad altri), e disponeva di un magazzino a Paderno Dugnano (Milano) per custodire lo stupefacente, che serviva anche come punto d'incontro. Con Carta di Credito Oro American Express, hai €400 di sconto* per le spese quotidiane Scopri di più Contenuto Sponsor La droga proveniva da Spagna, Austria e Albania, ma anche dal Perù e dal Brasile. Durante le indagini sono state documentate compravendite di eroina per 50 chili, di marijuana per 150 chili e di hashish per 50 chili.

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