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A Monza potrà occupare spazi pubblici solo chi dirà ufficialmente di essere antifascista

Passata, tra polemiche e abbandono dell'aula, la mozione antifascista presentata dal consigliere Francesco Racioppi (LabMonza)

A Monza il comune concederà gli spazi pubblici solo a chi dichiarerà di essere antifascista sottoscrivendo un documento ad hoc che verrà redatto dalla giunta guidata dal sindaco Paolo Pilotto. È passata non senza problemi e con l’abbandono finale dell’aula da parte della minoranza (ad eccezione del consigliere Paolo Piffer di Civicamente) la mozione presentata dal consigliere Francesco Racioppi (LabMonza). 

Che cosa prevede la mozione 

Nella mozione votata durante il consiglio comunale di lunedì 6 novembre il consigliere di maggioranza aveva chiesto che gli spazi pubblici (piazze, sale, centri civici) vengano concessi solo alle associazioni e ai partiti politici che si dichiarano antifascisti. Il discorso non vale per le richieste di occupazione del suolo pubblico per attività commerciali.  “La nostra costituzione, nata dalla resistenza, è antifascista, e allo stesso modo deve esserlo lo spazio pubblico -  ha spiegato il consigliere Racioppi -. Se si richiede l’occupazione di suolo pubblico e di sale comunali per eventi politici sarà necessario dichiararsi vicini ai valori antifascisti della costituzione. L’antifascismo non mette in contrapposizione destra e sinistra ma è valore che unisce”. Una mozione già presentata una decina di anni fa dall’allora consigliere Alessandro Gerosa e che oggi Francesco Racioppi ribadisce la necessità di approvare “dopo gli episodi di assalto alla sede della Cgil a Roma da parte di Forza Nuova, degli atti di vandalismo contro il monumento alla Resistenza al Parco Nord di Milano, dopo la scritta antifascista apparsa l’anno scorso ai giardinetti del Nei in occasione del centenario della marcia su Roma e alla richiesta (poi rigettata per motivazione di campagna elettorale, ndr) di una sala civica a Monza per la presentazione del libro del generale Roberto Vannacci”.  Racioppi ha precisato che “spetterà alla giunta interpretare e applicare al meglio la mozione”. 

Il pericolo fascismo a Monza e in Brianza

Sulla vicenda l’aula si è divisa. La maggioranza – ad esclusione del consigliere Tullio Parrella (Azione con Calenda) che si è astenuto – ha sostenuto la mozione presentata dal giovane collega. “Il tema dell’antifascismo è già presente all’interno della costituzione e non mi risulta che il consiglio comunale di Monza possa modificarla. Invece di impegnarsi sulle dichiarazioni antifasciste il consiglio comunale dovrebbe impegnarsi a far funzionare la Villa Reale creando nuovi posti di lavoro”, ha dichiarato Parrella.  La consigliera dem Giulia Bonetti ha ricordato “l’importanza di questa mozione vista la presenza anche sul territorio di Forza Nuova, CasaPound e Lealtà e Azione. CasaPound a Desio ha effettuato blitz notturni esponendo un manifesto con la scritta ‘Blocco navale subito’; mentre Lealtà e Azione è un’associazione che si ispira ai totalitarismi con una sede in città e che in città organizza attività”. 

La situazione è monitorata dalle forze dell'ordine

Con una posizione diversa la minoranza. Andrea Arbizzoni (Fratelli d’Italia) ha ricordato che “accanto ai militonti, come preferisco descriverli, che hanno distrutto la sede della Cgil, ci sono anche militonti che a Monza hanno devastato un gazebo della Lega. I valori antifascisti sono già previsti all’interno della costituzione”. Sulla stessa linea anche Francesco Cirillo (Gruppo Misto): “Le nostre forze dell’ordine, anche a Monza e Brianza, supervisionano il territorio e monitorano la situazione. Non spetta a un consiglio comunale questo compito perché c’è libertà di opinione e di associazionismo”.
Anche Forza Italia ha dimostrato contrarietà alla mozione: “Spero che non si voglia dare il patentino di democraticità - ha aggiunto il consigliere azzurro Massimiliano Longo -. Il comune dovrebbe occuparsi di cose più serie e ricordo che ogni forma di totalitarismo, comunismo compreso, va condannato”.  Sulla vicenda è intervenuto anche Dario Allevi (Noi con Dario Allevi sindaco) che ha vissuto gli anni delle lotte di piazza. “Mi spiace che questa mozione sia stata presentata da un ragazzo di 20 anni, ancorato ai retaggi degli anni Settanta dove si dicevano le stesse cose. Adesso in Italia la democrazia non è indebolita né ferita. Mi pare invece che questa mozione sia un favoritismo alle sigle che l’hanno sottoscritta mettendo in difficoltà il sindaco nel concedere o meno le sale pubbliche”. Allevi ha chiesto anche un intervento del sindaco Paolo Pilotto in merito a questa mozione, ma il primo cittadino non è intervenuto.  Anche Paolo Piffer (Civicamente) ha mostrato una serie di dubbi in merito alla mozione di LabMonza. “Perché votare un documento che chiede di rispettare la costituzione? Rivendico di essere antifascista ma non potrei mai accettare di dichiaralo al Comune”.

La minoranza abbandona l'aula

A chiudere la discussione la consigliere Martina Sassoli (Gruppo Misto) che ha definito il documento invotabile. Poi la bagarre in aula: alle 22.30 era prevista la fine del consiglio comunale (iniziato con 30 minuti di ritardo) e la riunione dei capigruppo.  Il consigliere Piefranco Maffè (Forza Italia) aveva chiesto di sospendere la discussione e riprenderla al consiglio comunale successivo non essendoci scadenze per la votazione, ma la presidente del consiglio Cherubina Bertola ha proposto una mozione d’ordine per la prosecuzione della discussione e votazione, votata dalla maggioranza. A quel punto la minoranza ha lasciato l’aula e la mozione di LabMonza è stata votata e approvata con il voto contrario di Piffer e l’astensione di Parrella. 

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