rotate-mobile
La storia monzese

"Vi racconto del re e dei suoi 25 figli sparsi per Monza": le confessioni della signora di Monza Ghi Meregalli

La più nota signora della città, presidente del corteo storico monzese, è la memoria storica della città

"Victor! Victor! - gli urlavo io ringalluzzita - Lui allora era molto bello, e in sella a quella moto luccicante che in Italia nessuno aveva mai nemmeno potuto vedere, contraccambiava compiaciutissimo il mio saluto. Sfoderando un sorriso disarmante che per noi giovinette, neanche a dirlo, era quanto di più piacevole potesse capitarci".

Comincia in un bar alla moda di Ginevra, che i Savoia facevano aprire per l'aperitivo e il cui ingresso era permesso solo ai rampolli dell'alta società, come appunto Vittorio Emanuele, il racconto della signora di Monza Ghi Meregalli sui sovrani d'Italia e del suo incontro con l'ultima regina consorte d'Italia Maria Josè. Un ricordo indelebile, fra i tantissimi che l'augusta signora, ideatrice del celebre corteo storico del giugno monzese, custodisce nella memoria e legato a un passato che alle orecchie di chi la ascolta assume ogni volta un fascino senza eguali. Al centro della sua narrazione un libro. E più segnatamente un libro del '700 sulla storia dei Savoia che, imparato quel minimo di lingua francese che le tornasse utile alla conversazione, ha permesso a Ghi Meregalli di essere ricevuta in udienza nella villa della regina per fargliene dono.

"Avrò avuto al massimo vent'anni a quel tempo - ha raccontato - E con mia cugina siamo state sistemate in un collegio del posto per studiare. Allora Ginevra era una delle più belle città al mondo, vi si respirava un'aria internazionale e mondana e non c'era personaggio del jet set che non decidesse di farci almeno una capatina. Bastava guardarsi intorno per scoprire una realtà decisamente straordinaria. Si pensi a quel che accadeva nei pressi della clinica di Crets de Champel, nella quale aveva scelto di farsi ricoverare Fuad d'Arabia. Ogni giorno era come assistere a uno spettacolo senza precedenti. Con l'andirivieni delle limousine coi vetri oscurati che trasportavano le sue favorite all'interno della clinica. E poi decine di armatori greci che lì si recavano a fare affari con lui. Uno di loro si era pure invaghito di mia cugina. Le aveva regalato un anello di brillanti preziosissimo. Si fumava in quelle stanze, si fumava tantissimo. E appena la giornata era finita le infermiere facevano la corsa per aprire le finestre e ripulire l'aria. Anche io e la regina Maria Josè, che soffriva di una grave maculopatia, saremmo state alcuni anni dopo pazienti di quella clinica dove, era noto, esercitava un certo Adolphe Franceschetti, allora uno degli oculisti più esperti al mondo".

L'incontro con la sovrana bella e colta

Il giorno in cui è riuscita a incontrare Maria Josè, nella dimora di Merlinge, la signora di Monza era più emozionata che mai. "E' stata mia zia a darmi il compito di fargli dono di quel libro sulla storia della casata - ha spiegato - La regina era una donna moderna ed emancipata. Era cresciuta alla corte belga, un ambiente raffinato e coltissimo. La madre Elisabetta Gabriella suonava benissimo il violino, ed era stata invitata a esibirsi anche alla corte dello zar russo. Nulla a che vedere, insomma, con la stirpe dei Savoia. Che, a dirla tutta, non avevano mai brillato per sofisticatezza. Maria Josè aveva un altro spessore, e appariva agli occhi del mondo ancora più nobile. Ho ancora in mente i suoi occhi, azzurrissimi, e i suoi modi così signorili e garbati. Mi ha accolto con un gran sorriso, abbiamo chiacchierato e mi ha ringraziato per il regalo. Quel libro l'ho rivisto qualche anno fa al teatro del Casinò di Sanremo dove Maria Gabriella, sua figlia, è intervenuta mostrando al pubblico in sala la collezione dei volumi di famiglia. In quel caso a dire il vero mi sovviene solo di come fosse orrendamente vestita...".

Sul matrimonio della regina dagli occhi di ghiaccio e Umberto II Meregalli non ha dubbi. "Il classico matrimonio d'interesse come ce n'erano tanti - ha sottolineato - E, per una che è stata la prima in Italia a portare i pantaloni per andare a sciare, quel tipo di unione deve essere apparsa quantomeno noiosa. E poi Umberto aveva gusti un po' particolari. La prima notte di nozze l'aveva passata con il regista Luchino Visconti. Anche se Maria Josè non se n'è mai fatta un cruccio. Tutt'altro. Non a caso si è fatta inseminare artificialmente. Maria Gabriella e Vittorio Emanuele pare siano figli di uno degli uomini più belli del mondo di quegli anni, Amedeo d'Aosta, mentre Maria Beatrice sarebbe la figlia biologica di un fascinoso generale romano. Peccato che per quest'ultima tale genitura non le sia valsa ugualmente troppa fortuna. Una psiche instabile la sua. E poi gli amori falliti, e infine il suicidio del primogenito, lanciatosi da un balcone di Boston in preda agli effetti dell'lsd...".

"A Monza? Tutti monarchici"

Fino a trent'anni fa Meregalli ha tenuto diverse chiacchierate culturali in giro per la città e per la Brianza. Un'occasione unica per ricucire insieme aneddoti e rimembranze dei testimoni ancora in vita dell'era savoiarda a Monza. "Durante uno di questi incontri ho anche conosciuto la sarta della regina Margherita - ha ricordato ancora la signora di Monza - Superava i 90 anni ma era ancora lucidissima. Mi parlava spesso di Margherita, di quanto fosse molto più elegante rispetto alla regina Elena, e del rapporto difficoltoso con Umberto I. Un donnaiolo impenitente, a anche vagamente volgarotto. Cui però, invero, lei non si è mai sottomessa. Pare addirittura che il numero delle collane che era solita sfoggiare, ed erano tantissime, fosse associato ad altrettante sue conquiste amorose. Gossip a parte, quel che è sicuro è che a Monza erano quasi tutti monarchici. Magari qualcuno non l'ammetteva ma l'attaccamento ai sovrani era piuttosto sentito. Nei pressi del Ponte dei Leoni c'era addirittura un negoziante di coltelli amico di mio papà che ogni anno organizzava un viaggio a Cascais, in Portogallo, dove Umberto II se ne stava in esilio. E a seguirlo, per incensare il re spodestato, erano davvero in tanti...".

Umberto I e i 25 figli sparsi per Monza

Anche in merito alla vita del re, Meregalli ha riportato quanto i vecchi monarchici sopravvissuti le hanno riferito. "Tolto Vittorio Emanuele III, l'erede al trono avuto con Margherita, detto 'sciaboletta' per via della bassa statura e della corporatura esile, alla sua morte Umberto lasciava orfani almeno altri 25 figli - ha spiegato - Tanti erano infatti gli assegni vitalizi che le Poste monzesi si prodigavano ad elargire alle altrettante madri degli illegittimi. D'altra parte, anche a quel tempo il fascino del potente era più forte della morale e numerose donne erano solite spingere le loro figlie più giovani fra le sue braccia. Era il modo più facile per assicurarsi da mangiare".

E fra gli aneddoti più piccanti sul caliente Umberto sciorinati dalla signora di Monza c'è anche quello delle lavandaie monzesi: "Si ritrovavano a lavare i panni sporchi nella cosiddetta roggia del principe, che attraversava la Villa Reale e si spingeva fino a Vedano. E siccome conoscevano le debolezze di Umberto facevano a meno di indossare le mutande, certe che lui non sarebbe rimasto indifferente a quel richiamo così esplicito".

All'amore appassionato del sovrano per la bella duchessa Eugenia Litta, ha spiegato ancora Meregalli, si deve invece l'arrivo della luce elettrica a Monza. "Per raggiungerla Umberto seguiva un sentiero segreto che dalla Villa Reale lo portava direttamente a Vedano - ha chiarito ancora - Complice l'oscurità, una volta ha finito per cadere e slogarsi una caviglia. Dopo quell'episodio ha dunque deciso per l'installazione dei lampioni, prima nelle pertinenze della Reggia e poi nel resto della città". Nella vita del re savoiardo pesa però anche una una bruciante sconfitta: "Si trattava una maestrina di Villasanta, l'unica probabilmente a non aver ceduto alle sue avances".

Della dolce vita ginevrina e dei suoi fasti, una volta tornata in Italia Meregalli ne avrebbe poi riferito seduta al tavolo della Terrazza Martini, una delle cornici più glamour di tutto il Belpaese. "Ero entusiasta, perché in fondo mi era stata data la possibilità di vivere un'esperienza che altre ragazze non avrebbero mai provato" ha concluso. Ce la si immagina bionda e bella come ancora lo è oggi, con gli occhi vispi, seduta per esempio a fianco di Wally Toscanini, figlia del celebre compositore e anche lei cliente abituale dell'esclusivo dehors milanese. Visioni dal passato. La cui straordinaria attrattiva è imperitura grazie alla sottile malìa che scaturisce dalle parole della signora di Monza.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

"Vi racconto del re e dei suoi 25 figli sparsi per Monza": le confessioni della signora di Monza Ghi Meregalli

MonzaToday è in caricamento