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Domenica, 28 Aprile 2024
La rivendicazione

Sciopero generale: in piazza anche gli infermieri monzesi e brianzoli

Sono già stati organizzati pullman e auto per partecipare alle giornata di rivendicazione

Un pullman è già stato organizzato. E poi ci sarà chi raggiungerà la piazza con l'auto e i mezzi pubblici. Sarà massiccia la presenza degli infermieri monzesi e brianzoli, aderenti al NurSind, alla giornata di sciopero nazionale di domani, venerdì 17 novembre.

Gli infermieri e le ostetriche del NurSind, il maggiore sindacato degli infermieri, incroceranno infatti le braccia per 24 ore. Nei giorni scorsi l’annuncio dello stato di agitazione per le decisioni del Governo guidato da Giorgia Meloni in tema di pensioni. Il ricalcolo delle pensioni retributive contenuto nella manovra avrà serie ripercussioni sugli infermieri che già da anni (ancora prima della pandemia) denunciano stipendi molto bassi. Adesso si passa allo sciopero. Uno sciopero non solo degli infermieri ma di tutto il comparto sanità.

Alla base della protesta, oltre al provvedimento in tema pensionistico che andrà a intaccare sensibilmente i professionisti, ci sono anche altre problematiche che da tempo il sindacato denuncia. In primis il mancato riconoscimento economico dei professionisti: gli infermieri italiani sono quelli pagati peggio in Europa; una mancanza di riconoscimento economico che disincentiva anche le nuove generazioni a intraprendere questo percorso professionale. La mancata eliminazione dei tetti di spesa per le assunzioni e la sempre maggiore carenza di infermieri negli ospedali anche di Monza e della Brianza, con un carico di lavoro sempre maggiore per quelli assunti. Peraltro quella dell’infermiere non è riconosciuta, malgrado lo sia, una professione usurante.

“È da anni che denunciamo questi problemi e in tempi ancora non sospetti avevamo annunciato che in caso di emergenza sanitaria il sistema sarebbe andato in tilt - commenta Donato Cosi, segretario territoriale del NurSind e componente del Comitato nazionale del sindacato - È così è stato durante la pandemia: una pandemia che non ha insegnato nulla ai governi che all’epoca erano al potere e che poi si sono susseguiti. Una pandemia dove a rimetterci la salute, lo stipendio e in alcuni casi anche la vita sono stati proprio gli infermieri che in prima linea hanno combattuto per 3 anni. Prima eravamo gli eroi, adesso ci dicono che il nostro lavoro non è usurante, e anzi ci tagliano anche le pensioni. Ma che cosa dobbiamo fare per far capire a chi ci governa che la sanità è un bene prezioso e un bene di tutti e se non si investe sulla sanità e i suoi professionisti rischiamo davvero di far collassare il Paese?”.

Preoccupazioni, quelle del segretario, espresse anche da Antonio Colella, del NurSind Monza e Brianza: "Non trovando soluzioni la politica la butta in caciara, tentando di glissare le nostre rivendicazioni - ha spiegato - Vorrei ricordare al ministro Salvini (che nelle scorse ore è stato la centro della polemica per aver bollato lo sciopero come "un capriccio del sindacalista Landini per organizzare l'ennesimo weekend lungo") che gli infermieri lavorano dal lunedì alla domenica, e che i nostri carichi di lavoro sono sempre più pressanti. Benché non riconosciuti. Spiace creare disagi ai pazienti, ma siamo arrivati a una decisione così estrema perché la Manovra di Bilancio volta le spalle agli eroi del Covid".

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