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Tutte le occupazioni del centro sociale: 20 anni di stabili abbandonati diventati "casa"

L'inizio all'ex Macello nel 2003 fino all'ultima occupazione di novembre di uno stabile abbandonato in via Verità. E il nuovo sgombero di mercoledì 6 dicembre

Tutto è iniziato nel 2003 in via Procaccini, nell’area dell’ex Macello. Un gruppo di giovani occupano uno dei luoghi simbolo della città. Un luogo ormai abbandonato nel quale i ventenni (ma anche più giovani) di allora volevano realizzare il sogno di autogestione e di recupero di uno spazio abbandonato. Da quel luglio 2003 sono trascorsi 20 anni e da allora è stato un susseguirsi di occupazioni: alcune lunghe (10 anni, come nell’ex stadio del Verga a due passi dalla stazione di Monza), altre durate meno di una settimana (proprio come la recente occupazione a settembre e sgombero dopo 5 giorni di uno stabile in via Val D’Ossola, a San Rocco). Fino all'ultima "casa", quella nello stabile dismesso di via Don Verità 3, occupato lo scorso 25 novembre e sgomberato nella mattinata di mercoledì 6 dicembre dalla polizia.

Tutte le "case" della Foa Boccaccio

Dopo l’occupazione dell’ex Macello i militanti hanno proseguito occupando la ex fabbrica ormai abbandonata di via Boccaccio. Poi nel 2008 a pochi mesi dall’ennesimo sgombero l’occupazione di uno stabile dismesso in via Arnaldo da Brescia. Dopo 6 mesi è stata la volta dell’occupazione dell’ex cinema Apollo da 5 anni ormai chiuso. Nel 2011 il ritorno nei pressi della stazione di Monza, in uno stabile abbandonato di via Aspromonte proprio a pochi passi da quell’ex Macello dove l’avventura dell’occupazione era iniziata. Dopo pochi giorni l’occupazione di uno stabile dismesso in via Durini durato poco più di 2 mesi poi il ritorno all’ex fabbrica di via Boccaccio (dalla quale i militanti nel 2004 erano stati sgomberati per permettere ai proprietari di attivare i lavori di recupero e ristrutturazione dello stabile) e dopo pochi giorni l’ennesimo sgombero e il trasloco all’ex cinema Apollo. Ad ottobre 2011 la svolta: dopo lo sgombero dal cinema di via Lecco i militanti occupano l’ex stadio del Verga dove rimarranno fino al luglio 2021. Dieci anni di occupazione, mobilitazione, presenza sul territorio e soprattutto lotta contro i partiti e contro le forze dell’ordine. Lo stabile, però, verrà sgomberato a luglio del 2021 e i militanti a quel punto si spostano di poche centinaia di metri: fino in via Timavo dove occupano l’ex deposito Tpm. A quel punto inizia la battaglia dei residenti che a suon di email e incontri con alcuni consiglieri comunali, l’assessore alla Sicurezza Ambrogio Moccia e il questore Marco Odorisio chiedono che lo stabile venga sgomberato. Difficile la convivenza con quei vicini di casa che, soprattutto nel fine settimana, organizzano concerti ed eventi. Ma sarà solo il nubifragio di fine luglio a decretare l’1 agosto 2023 lo sgombero di quell’area: pericolo amianto, questa la causa che ha visto gli agenti della questura liberare gli spazi. Poi a settembre i militanti occupano uno stabile abbandonato di via Val d’Ossola a San Rocco, ma la permanenza nella “nuova casa” dura meno di una settimana e anche questa volta sarà il pericolo amianto a “sfrattare” gli antagonisti. Ma l’occupazione prosegue: il 25 novembre da San Rocco i militanti si spostano nella più centrale San Biagio dove prendono possesso di uno stabile abbandonato in via della Verità. Il nuovo sgombero è arrivato nella mattinata di mercoledì 6 dicembre. 

"Ecco perché occupiamo"

“Nel nostro percorso dal 2003 a oggi, tra esperienze durature e temporanee (TAZ), si contano circa una ventina di occupazioni – raccontano i militanti sulla pagina Facebook della Foa Boccaccio -. Riappropriarsi di uno spazio risponde innanzitutto alle necessità e ai desideri del collettivo occupante, a sua volta rappresentativo di un'ampia fetta di popolazione della città che si rispecchia nel significato profondo di un centro sociale occupato, ossia un progetto politico basato sull'autogestione, sulla socialità spontanea, su relazioni solidali, su un modello aggregativo e culturale accessibile. Attraverso forme di autorecupero, come i lavori collettivi autogestiti, si dà nuova vita a spazi vuoti, trasformandoli in luoghi accessibili a chi abita il quartiere o l'intera città”. Una voglia di autogestione rivendicata da vent’anni: una Monza che in questi 2 decenni secondo gli antagonisti non avrebbe dato occasioni e spazi alle nuove generazioni. Così che di fronte a giunte sia di centrosinistra sia di centrodestra lontane dai loro ideali e modelli di società gli (ex) e attuali ragazzi della Foa Boccaccio continuano ad occupare.

"Monza una città ostile ai giovani"

“In una città come Monza, storicamente ostile e avara di occasioni soprattutto per la popolazione giovanile, il centro sociale occupato rappresenta da vent'anni una straordinaria anomalia, da supportare e difendere contro gli attacchi repressivi della giunta o della questura – hanno scritto nei giorni scorsi sulle pagine social -. L'occupazione è infatti da sempre osteggiata da chi governa i territori, non tanto perché si tratta di un'azione giuridicamente illegale, bensì perché come pratica anticapitalista è in grado di mettere in discussione i cardini della speculazione e della cementificazione, sostituendo il paradigma della messa a valore con quello del riuso, anteponendo il concetto di bene comune a quello di profitto privato. Negli ultimi anni abbiamo assistito a un inasprimento delle misure repressive contro la pratica dell'occupazione e anche qui a Monza la giunta Pilotto sta adottando le misure introdotte dal governo Meloni per provare a ostacolare il nostro percorso ventennale: continuare a occupare significa quindi scegliere con determinazione di non abbassare la testa di fronte a questi attacchi, ma al contrario, rispondere colpo su colpo, certə che questa sia una delle pratiche più coerenti del nostro agire politico”.

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