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Domenica, 28 Aprile 2024
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"Il Boccaccio non si tocca": 20 anni di occupazioni e battaglie sociali

Dalla prima occupazione nel 2003 fino ai giorni: le battaglie, le manifestazioni, la lotta contro ogni forma di regime e i problemi anche con le giunte di centrosinistra

Foa Boccaccio, una storia lunga due decenni. Dopo lo sgombero di mercoledì 6 dicembre dell'ultimo stabile occupato poche settimane fa in via Verità, a San Biagio, gli antagonisti adesso si preparano al grande corteo in programma sabato 9 dicembre a Monza. Una manifestazione per celebrare i 20 anni di lotta e di occupazioni in città. Tutto è iniziato nel 2003: 12 occupazioni (3 occupazioni in via Boccaccio; via Arnaldo da Brescia; doppia occupazione dell’ex cinema Apollo; via Aspromonte; via Durini; via Rosmini; via Timavo; via Val D'Ossola e via Verità) che però arrivano a una ventina se si contano anche le Taz (Zona di autonomia temporanea) , 12 sgomberi, proteste, mobilitazioni sociali. Vent’anni di autogestione e opposizioni alle amministrazioni sia di centrodestra sia di centrosinistra. Vent'anni di antagonismo che verranno celebrati il 9 dicembre con un grande corteo per le vie di Monza. Tutto è iniziato il 12 luglio 2003 quando un gruppo di giovani, oggi ormai 40enni e anche oltre, decisero di occupare l’ex Macello. La prima esperienza di occupazione, una “prova” di creazione di quello che poi è diventato il centro sociale cittadino.

Lo spirito delle prime occupazioni 

Un’esperienza che aveva uno scopo preciso che è rimasto pressoché invariato. “Vogliamo riqualificare e restituire ad uso sociale un’area abbandonata da molto anni - scrivevano nel loro blog i ragazzi di allora, da sempre restii, ieri come oggi, alle interviste con i giornalisti optando per i comunicati stampa -. Vogliamo promuovere iniziative che partono dal basso dando la possibilità di organizzare concerti, mostre, conferenze o laboratori senza dover far fronte a spese impensabili o a interminabili procedure burocratiche, reali ostacoli alla libertà di espressione. Vogliamo opporci a quella crisi culturale e sociale che ormai da troppo tempo investe la nostra città, i cui valori dominanti sono ormai dettati dalla logica del guadagno, sempre più all'insegna della precarietà, sul lavoro come nella vita, creando uno spazio in cui promuovere giustizia sociale, integrazione e salvaguardia dei diritti. Tutto questo nel nome dell'autonomia da partiti e dell'autogestione”. Una filosofia e visione della vita, della città e della società proseguita fino ai giorni nostri con la costante di occupare aree abbandonate e che nel corso di questi due decenni ha visto rapporti tesi con le amministrazioni che si sono susseguite. Non risparmiando neppure l’attuale giunta di centrosinistra dove il sindaco Paolo Pilotto e l’assessore alla Sicurezza (ed ex magistrato) Ambrogio Moccia sono spesso nel mirino delle critiche e degli attacchi.

L'ultima occupazione (Foto Fb Foa Boccaccio)

Le lotte politiche e sociali 

In questi anni l’esperienza della Foa Boccaccio si è evoluta, non solo con l’arrivo di nuovi giovani militanti ma anche con un’attenzione sempre maggiore, e più critica, nei confronti della politica locale, nazionale e internazionale. Come recentemente dimostrato con l’esposizione di manifesti pro Palestina libera e la partecipazione e l’organizzazione di cortei e i presidi a sostegno del popolo palestinese. All’inizio il grande sogno e progetto, come ben spiegato nel comunicato datato dicembre 2004, di un’apertura degli spazi del centro sociale anche a tutte quelle realtà culturali monzesi che avevano difficoltà a trovare luoghi di aggregazione. E con la presentazione persino di un manifesto politico ben chiaro con al centro la libertà di espressione, il no a ogni forma di regime, l’apertura a una società multietnica (con l’organizzazione anche di corsi di italiano per gli stranieri), le lotte per garantire una casa , il no a ogni forma di guerra imperialista, e il no alla politica delle multinazionali.

Le parole d'ordine della Foa Boccaccio 

“Ci siamo insediati all’interno di questo stabile con l’intenzione di aprirci fin da subito alla cittadinanza, mettendo a disposizione gli spazi liberati affinché diventino una risorsa per tutti: studenti, lavoratori, artisti, comunità migranti, associazioni e chiunque condivida i valori sui quali si basa, da anni, il nostro operato – scrivevano nel 2008 dopo l’occupazione dello stabile in via Arnaldo da Brescia -.  Antifascismo, antirazzismo, autogestione, rifiuto delle logiche di profitto: le parole d’ordine sono quelle di sempre, sempre più attuali in un contesto sociale segnato da profonde contraddizioni. Ripartire dal basso per ricostruire un ambito di socialità è il nostro obiettivo primario. Non vogliamo l’esercito nelle strade, non crediamo all’allarme-sicurezza costruito ad arte da chi ci vuole chiusi in casa davanti alla televisione del nostro presidente del consiglio (Silvio Berlusconi, ndr). In strada vogliamo starci noi, realizzando passo dopo passo un percorso rivolto a un modello di società differente da quello attuale e da quello che hanno in mente i nostri politici”.

La storia della Foa Boccaccio (Foto Fb Foa Boccaccio)

Il sogno di recuperare spazi abbandonati

Era il giugno 2009, sotto la giunta del sindaco leghista Marco Mariani, quando ci fu l’ennesimo sgombero e l’ennesima occupazione. Questa volta di uno dei luogo simbolo della cultura monzese, l’ex cinema Apollo di via Lecco chiuso dal 2004.  “Occupiamo il cinema Apollo non per farlo diventare nostro né per lucrare: vogliamo restituire questo stabile alla città, trasformandolo in uno spazio pubblico – scrivevano allora i militanti del centro sociale -.  Il lavoro che investiremo in questo spazio sarà gratuito, volontario, e lo facciamo perché crediamo in questo progetto. Vogliamo fin da subito interagire positivamente con il quartiere, proponendo iniziative a basso impatto sonoro, facendo vivere lo spazio soprattutto durante il giorno, aprendolo ai nostri vicini. L’Apollo lo conosciamo bene: quest’anno a marzo abbiamo sollevato il problema dei cinema abbandonati a Monza, abbiamo proposto una petizione per recuperare questi spazi. La storia dell’Apollo, uno spazio nato per promuovere cultura e lasciato marcire per anni quando decine di associazioni richiedono spazi per iniziative sociali e culturali, è  lo specchio della situazione culturale monzese. La nostra città si sta lentamente trasformando in un dormitorio, sotto i colpi delle ordinanze contro i locali (veri e propri coprifuoco) e nel clima di criminalizzazione delle forme di aggregazione spontanea. La nostra proposta è ridare vita al vecchio cinema, riaprirlo al pubblico, trasformarlo in polo culturale e sociale per tutta la Brianza”.

I giorni nostri 

Poi è arrivata anche l’epoca delle lunghe occupazioni: al Rosmini (dove sono rimasti per 11 anni) e in via Timavo. Le battaglie dei residenti, i cortei e un 2023 contraddistinto da 3 sgomberi e 2 nuove occupazioni: ad agosto da via Timavo (per motivi si sicurezza legati all’amianto), a settembre da via Val D’Ossola sempre per lo stesso motivo di rischio amianto a neanche una settimana dall’occupazione. Adesso lo scorso 25 novembre l’ultima occupazione del grande stabile in via della Verità e lo sgombero dopo 20 giorni (per motivi di sicurezza all'interno dello stabile) così che proprio alla vigilia del grande corteo la Foa Boccaccio si ritrova ancora senza una casa. 

"Nel mezzo 20 anni, una dozzina di spazi occupati e migliaia di persone a farli vivere, un numero incalcolabile di mobilitazioni, piazze, assemblee, notti insonni, un’ampia collezione di prime pagine, progetti e iniziative, processi, gioie e dolori - hanno ricordato sulla loro pagina Facebook in qiueste ora i referenti del foa -. È proprio in occasione del nostro ventesimo compleanno che chiamiamo a raccolta amicə e compagnə di ieri, di oggi e di domani: tuttə coloro che, a vario titolo, sono parte di noi o desiderano esserlo da qui in poi. 'Non abbiamo spazio da perdere' è lo slogan sullo striscione che abbiamo portato agli ultimi cortei contro gli sgomberi. Perché, se non abbiamo spazio da perdere, non ci resta che prenderlo. Il 9 dicembre iniziamo a festeggiare i nostri 20 anni con un importante corteo in città, che sappia dare smalto all'anniversario, declinandolo soprattutto al presente e al futuro. Chi si è rassegnatə alla Monza del cemento, del controllo, dell’esclusione sociale si convinca di questo: moltə di noi nel 2003 erano solo bambinə, altrə non erano ancora natə. Le nostre gambe sono salde e hanno voglia di camminare. A chi è parte di questa storia diciamo che è tempo di rimettersi in marcia, abbiamo bisogno di tuttə. Invitiamo chi vuole unirsi a noi a prepararsi ad altri 20 anni di Foa Boccaccio".

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