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La denuncia

"Record del carcere di Monza: è uno dei più sovraffollati d'Italia: +170%": la denuncia del sindacato

Ancora polemiche all'indomani dell'aggressione ai danni di un agente a Sanquirico

“Il carcere di Monza è al collasso”: lo aveva dichiarato una settimana l’avvocato Enrico Vincenzini di Antigone, associazione nata alla fine degli anni Ottanta per i diritti e le garanzie nel sistema penale durante un incontro pubblico al centro civico di San Rocco sullo stato detentivo in Italia. Una denuncia che adesso viene ribadita anche dai sindacati, all’indomani dell’aggressione nel carcere di Monza di un detenuto che ha visto finire in ospedale un agente della polizia penitenziaria .

“Un poliziotto penitenziario è stato ferito ieri sera nel carcere di Monza da un detenuto straniero che si era inizialmente rifiutato di rientrare nella sala di socialità per poi scagliarsi improvvisamente contro il poliziotto che lo stava accompagnando in sala - ha spiegato Calogero Lo Presti coordinatore della Lombardia per la Fp Cgil Polizia Penitenziaria- . Il poliziotto è stato soccorso dagli altri detenuti presenti, altrimenti le ferite al torace sarebbero potuto essere molto più gravi. L’agente poi è stato accompagnato al  pronto soccorso cittadino”.

“Nel carcere di Monza - prosegue Lo Presti - sono previsti 411 detenuti mentre l’ultimo dato ufficiale ministeriale di febbraio ne riporta 706 con un sovraffollamento del 170%. Il personale di polizia penitenziaria, invece, soffre una carenza di circa 40 poliziotti rispetto ai 321 previsti”.

Un problema, quello della carenza di personale a Sanquirico, che non riguarda soltanto gli agenti della polizia penitenziaria, ma anche il personale amministrativo e gli educatori, come già aveva denunciato l’avvocato Vincenzini. Un problema ribadito anche da Silvia Papini della Fp Cgil di Monza e Brianza: “Da tempo lamentiamo la carenza di personale nel carcere di Monza sia per quanto riguarda la polizia penitenziaria, sia per quanto riguarda il personale amministrativo e pedagogico- dichiara -.  La pianta organica, peraltro nemmeno completa, è valutata sulla base della capienza teorica della casa circondariale che, però, presenta un numero di detenuti ben superiore al previsto, con conseguente aggravio del carico di lavoro per tutte le lavoratrici e i lavoratori impegnati nella sua gestione. Gli agenti vengono impiegati anche come personale amministrativo per coprire posti, vacanti ma indispensabili, senza i quali non sarebbe possibile garantire il funzionamento della struttura. L'elevato numero di detenuti non consente al personale giuridico pedagogico di garantire gli interventi riabilitativi che dovrebbero essere forniti ad ogni persona che entra nel sistema penitenziario, come prevede la nostra Costituzione, con l'obiettivo della rieducazione e del reinserimento in società. Questa difficoltà genera alte tensioni e frustrazioni, nelle sezioni, che poi si traducono in atti di aggressione e di violenza verso il personale che, in prima linea, rappresenta l'istituzione. È una situazione che sta esplodendo da molti punti di vista e che richiede un immediato intervento del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria”.

“Le carenze nell’organico in tutti gli istituti penitenziari italiani e il contemporaneo sovraffollamento, unito alla mancanza di reali prospettive di reinserimenti dei detenuti, genera stress che si ripercuote unicamente nel personale in servizio che è composto per la stragrande maggioranza dalla Polizia Penitenziaria”, conclude Mirko Manna, della Fp Cgil nazionale.

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