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La storia / Cesano Maderno

Matteo, il brianzolo miracolato che sta salvando migliaia di operai

Folgorato mentre stava lavorando è stato sottoposto a 40 interventi chirurgici e gli è stato amputato il braccio. Ma non si ferma ed entra in tante aziende a parlare: "Non si può morire sul posto di lavoro" ricorda ai suoi colleghi

Giornate come quelle di giovedì 25 maggio vorrebbe cancellarle dal calendario: 3 vite spezzate sul luogo di lavoro sono inaccettabili. Soprattutto da chi, in quel cantiere ha rischiato di perdere la vita, e che oggi si ritrova vivo e con una seria disabilità che comunque non gli impedisce di fare quello che considera, ormai, il suo motivo di vita: formare i lavoratori affinché dall’azienda non si esca all’interno di una bara. Matteo Mondini, 13 anni fa, è stato vittima di un gravissimo infortunio sul lavoro mentre stava lavorando in un negozio nel centro di Monza. L’artigiano di Cesano Maderno, oggi 40enne, è rimasto folgorato:  una scarica di 220 volt che lo ha quasi mandato al Creatore. In questi anni è stato sottoposto a quasi 40 interventi chirurgici e l’amputazione del braccio, oltre a un calvario fisico e psicologico che lo ha profondamente provato.

“Quando leggo di persone morte sul lavoro vengo travolto da una profonda tristezza e rabbia - racconta a MonzaToday -. In questi anni mi sono impegnato affinché questo non succedesse più. Si lavora per vivere, non per morire”. Mondini ha avviato alcuni anni fa un importante progetto di prevenzione e di sicurezza nei posti di lavoro raggiungendo con la sua storia personale migliaia di operai, dei settori più svariati: dall’edilizia all’industria, all’artigianato nella certezza che basta una svista per mettere a repentaglio la propria vita. Anche se si conosce perfettamente il lavoro, o quel macchinario. Con il progetto Safety Tour ha raggiunto tante aziende, alcune anche molto importanti e grandi proprio per parlare ai suoi colleghi. “Quando entro nelle aziende gli operai e gli addetti alla sicurezza sono molto attenti e incuriositi dalla mia storia - prosegue -. Le persone chiedono, vogliono sapere, si emozionano e il loro modo poi di approcciarsi al macchinario, alla catena di montaggio o a quel lavoro che fanno anche da anni cambia. La mia missione è quella di salvare vite; dobbiamo tutelare i nostri operai di oggi e quelli di domani. Non è ammissibile che in 24 ore siano morti 3 lavoratori”.

Matteo Mondini in questi anni ha fatto sentire la sua voce: è stato interpellato dalla Regione diventando testimonial regionale della sicurezza sul lavoro, aveva lanciato un appello anche all’allora ministro del Lavoro Andrea Orlando per ampliare il suo progetto a livello nazionale raggiungendo un numero sempre maggiore di aziende e di lavoratori. “Da solo non riesco a raggiungere tutti - prosegue -. In questi anni ho parlato a migliaia di lavoratori e sapere che, anche se solo uno di loro, grazie a quel racconto si è salvato per me è una gioia”. L’impegno di Mondini non si ferma: il 6 giugno parlerà a un evento della Siemens a oltre un centinaio di lavoratori; il 14 giugno sarà in un’azienda a Vicenza; il 16 giugno a Brescia nell’azienda di costruzioni Pavoni Spa; il 20 giugno a Ferrara e il 22 giugno a Modena.

“Ma tutto questo non basta, dobbiamo fare di più per fermare questa strage silenziosa che fa rumore giusto il tempo che finisce sui media e poi ce ne si dimentica - prosegue -. Ma per le famiglia il dramma e i problemi proseguono”. L’appello va quindi al Pirellone e al Governo Meloni. “Io ci sono - conclude -. Aiutatemi a salvare altre vite umane, a trasformare tanti progetti dei quali si è discusso nelle sedi istituzionali in fatti". 

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